Roma, 29 feb. (Labitalia) - Non solo un mediatore, che 'avvicina' le parti nel caso di un incidente o sinistro stradale. Ma un professionista in grado di seguire tutto l'iter dell'incidente, fino al riconoscimento e alla liquidazione di un equo indenizzo e risarcimento per il danneggiato, secondo le normative vigenti. E' l''identikit' del patrocinatore stragiudiziale, come spiega a LABITALIA Luigi Cipriano, presidente dell'Associazione nazionale esperti infortunistica stradale (Aneis): "La nostra associazione -dice- comprende una sola professione che è quella del patrocinatore stragiudiziale. Abbiamo così modificato in parte il nostro primo nome e cioè esperti e consulenti di infortunistica stradale, e questo perchè nella parola infortunistica stradale si ragruppano diverse altre professioni, come i periti assicurativi, i periti dei costruttori. Tutti coloro -sottolinea- che operano nel campo dell'infortunistica ma non patrocinano". Diverso è il ruolo e la funzione svolta dai patrocinatori stragiudiziali: "Noi in pratica assistiamo coloro che hanno subito un incidente, un sinistro. E lo facciamo dalla A alla Z, e cioè dal momento in cui subiscono l'incidente e fino a quando non riusciamo a ottenere per loro la giusta liquidazione, un equo indenizzo e risarcimento". "E questo -aggiunge- passando dalla valutazione sia delle lesioni, che ovviamente non facciamo noi ma dei medici legali, alla quantificazione del danno, che invece è compito nostro, dopo aver attentamente valutato quelle che sono le conseguenze che il sinistro può avere avuto sulla persona, sui parenti e sui congiunti della stessa, in modo da valutare il danno in tutte le sue sfaccettature. Questo è il nostro compito". Una professione importante, quindi, per i cittadini che incorrono in incidenti stradali, ma che necessita ancora, secondo Cipriano, della giusta qualificazione. "Praticamente oggi non ci sono modalità d'ingresso: questa professione -spiega- viene ritenuta simile a quella di mediatore e cioè una persona che unisce due parti e trova un accordo. Va a parlare con il danneggiato, poi con chi deve risarcire il danno e nel momento in cui si raggiunge un accordo sull'importo, sulle somme, allora questo è il risulato". "Senza valutare e senza capire, invece -ricorda Cipriano- se quel risultato è giusto, equo e se è quello che effettivamente doveva essere riconosciuto secondo le norme e le leggi, e secondo il valore effettivo del danno a quella persona".In questo momento, gli "gli iscritti alla nostra associazione sono circa un migliaio o poco più, ma diciamo che raccogliamo poco meno del 10% di quelli che sono i professionisti che operano in questo settore in Italia". "Noi chiediamo -dice- normative per qualificare questa professione, non certo per precludere l'accesso. Tutti possono farla, come stanno facendo da 60 anni a questa parte". Di certo i patrocinatori si opporrebbero a una riduzione della sfera delle proprie attività, come è rischiato che accadesse in passato. "La riforma della professione forense -sottolinea Cipriano- prevedeva inizialmente la riserva esclusiva per gli avvocati per quanto riguarda qualsiasi attività, anche stragiudiziale. Noi operiamo solo nella fase stragiudiziale, e quindi se non riusciamo a raggiungere un risultato conveniente per il cliente, la pratica viene portata avanti in un giudizio, e quindi in un tribunale, da parte di un avvocato. Questa riforma -conclude- ci escludeva da qualsiasi attività".