Inca Cgil, molti dubbi su permesso a punti, servono chiarimenti

'Il permesso mette in difficoltà stranieri e presenta contraddizioni da chiarire'

Welfare
AdnKronos
Roma, 5 mar. (Labitalia) - "Abbiamo diversi capitoli aperti sulla partita immigrazione. Come patronato Inca abbiamo fatto ricorso per chiedere l'annullamento del provvedimento che ha stabilito il contributo aggiuntivo. E al contributo si aggiunge il permesso a punti, emanato dal vecchio governo con l'intento, tra le righe, di mettere in difficoltà gli stranieri". Così, Claudio Piccinini, responsabile dell'area Immigrazione dell'Inca Cgil, commenta con LABITALIA l'imminente entrata in vigore dell'accordo di integrazione, il prossimo sabato."Il permesso, infatti, sarà un impegno per le famiglie che -sottolinea Piccinini- dovranno sostenerne i costi; e se è condivisibile l'obiettivo dell'integrazione degli stranieri, lo sono meno le modalità messe in campo -precisa- per raggiungere questo obiettivo". "Al momento ci sono molti dubbi, ma -spiega- ci aspettiamo che presto ci sia la possibilità di chiarirli".Ciò che Piccinini tiene a sottolineare, poi, è una disuguaglianza di impegni tra Stato e stranieri, con un gap, a sfavore di questi ultimi, piuttosto consistente. "Agli stranieri -spiega- viene chiesto un impegno categorico, mentre per lo Stato gli impegni sono più labili, più generici, con procedure vaghe e poco chiare. E, inoltre, ci sono molte ombre e poche luci sulla gestione degli oneri che avranno gli sportelli unici in questa partita, sia in fase di sottoscrizione dell'accordo che di verifica del punteggio".I dubbi di Piccinini riguardano anche "una discrezionalità dello Stato nel garantire o meno la permanenza dei lavoratori stranieri". A tal proposito, spiega: "Stiamo aspettando che dal ministero arrivi qualche informazione aggiuntiva rispetto a quelle emanate, perché al momento ci sono molti dubbi. Ad esempio, sono tenuti a sottoscrivere l'accordo -afferma- anche titolari di permesso per l'asilo, chi è in Italia per scopi umanitari, o i familiari di cittadini Ue che, comunque, non possono essere espulsi: sono contraddizioni che andrebbero chiarite". La posizione dell'Inca Cgil, inoltre, è di scetticismo rispetto alle reali possibilità di raggiungere il punteggio di 30 crediti: "Non siamo sicuri che sia agevole per tutti -avverte Piccinini- raggiungere i 30 punti necessari per ottenere il permesso. E la cosa è piuttosto anacronistica se pensiamo, ad esempio, a un lavoratore che risiede nel territorio, che lavora regolarmente, versa i contributi, e che potrebbe vedersi, tra due anni, messo in discussione il permesso di soggiorno perché non ha raggiunto il punteggio sufficiente".Il patronato, rispetto ai dubbi manifestati, ha "chiesto un momento di verifica che -dice Piccinini- ci aspettiamo a breve". "Abbiamo il compito di informazione, coordinamento e guida nei confronti dei lavoratori che continuano a far riferimento ai nostri uffici e quindi -conclude- saremo coinvolti, con loro, da questa novità".

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