Roma, 2 mar. (Adnkronos) - "Enel giù le mani da Guatemala, Cile, Colombia". Con questo slogan ambientalisti e attivisti di diverse associazioni si sono dati appuntamento oggi pomeriggio davanti alla sede romana dell'Enel in viale Regina Margherita, per un sit-in di protesta contro la devastazione sociale e ambientale che la costruzione di cinque dighe sta causando nel continente sudamericano. Ma cosa c'entra l'Enel con il Sudamerica? "Il problema è che Enel non compare quasi mai direttamente - spiega all'Adnkronos Lucie Greyl dell'associazione A Sud, tra gli aderenti alla manifestazione di oggi - in Cile, per esempio, a costruire la diga è un consorzio di cui Enel è il maggiore azionista; in Colombia, invece, è una filiale di Endesa, società spagnola acquisita da Enel nel 2008". Delle dighe che Enel sta costruendo in Guatemala, Cile e Colombia, nessuna serve a produrre elettricità per la popolazione residente, ma a soddisfare la richiesta di elettricità delle capitali e delle miniere. Questi i progetti: in Guatemala c'è la diga di Palo Viejo, da 84 Mw. Il progetto è quasi terminato, ma molte comunità Ixiles non hanno accesso all'energia elettrica ma, visto che la costruzione della diga non puà essere impedita, chiedono che di beneficiare del 20% degli utili dell'elettricitò prodotta. Alle loro proteste, il governo ha risposto inviando l'esercito. Nella Patagonia Cilena, al progetto Hydroaise'n da 2750 Mw (che prevede la costruzione di cinque dighe sui fiumi Pascua e Bake), ancora in fase di valutazione di impatto ambientale, si oppongono la maggior parte dei cileni, anche in virtù del fatto che ai danni causati dalle centrali idroelettriche si sommeranno quelli di una gigantesca linea di trasmissione ad alta tensione di 2300 Km che attraverserà tutto il Cile, con 6.000 torri elettriche. In Colombia, sul Rio Magdalena, la diga dell'Enel viene costruita da Impregilo, sottolineano gli attivisti in un comunicato congiunto. Per costruirla, verrà inondata una regione agricola altamente produttiva. I contadini si sono organizzati per bloccare i lavori e hanno circondato il cantiere e la zona del fiume per impedire di deviarlo, "ma sono stati sgomberati violentemente dagli squadroni antisommossa colombiani due settimane fa, e ora sono di nuovo in pericolo visto che la deviazione del fiume è prevista per il 6 marzo". Tra gli aderenti alla protesta di oggi, l'associazione A Sud, la Rete Italiana di Solidarietà con la Colombia, Crbm (Campagna per la riforma della Banca Mondiale), Spazio Sociale EX-51 - Valle Aurelia, Confederazione Cobas, Comitato Carlos Fonseca, Associazione Italia-Nicaragua Roma, Suttvuess.