Saraceno, su welfare ripensare assetto diritti e responsabilità

La sociologa è intervenuta alla Conferenza sul welfare.

Welfare
AdnKronos
Roma, 1 mar. (Labitalia) - "Da un lato, è necessario ripensare il welfare non solo perché abbiamo meno risorse, ma anche perché non era un welfare equo. E, dall'altro, dobbiamo ripensarlo in corsa, in una situazione di risorse scarse e anche di delegittimazione culturale. E' come se la crisi da cui veniamo fosse colpa del welfare: non è proprio così. Non vorrei che tornassimo a un welfare della carità, perché la carità è bene che ci sia ma non garantisce cittadinanza. Occorre ripensare l'assetto dei diritti e delle responsabilità. Ripensare un patto tra diversi tipi di lavoratori, tra le generazioni e tra le classi sociali". Così la sociologa Chiara Saraceno, spiega il senso della conferenza nazionale 'Cresce il welfare, cresce l'Italia', organizzata oggi e domani a Roma da cinquanta organizzazioni sociali, tra cui Cgil e Inca, alla quale è intervenuta. "Le persone -sottolinea- chiedono un minimo di protezione sociale adeguata. E nel nostro paese non c'è stata. Non veniamo dall'epoca dell'oro in cui c'era un welfare meraviglioso e ora ce lo tagliano. Veniamo da un'epoca in cui avevamo un welfare molto frammentato, sbrodolato, che offriva forti protezioni per qualche rischio sociale e per qualche soggetto sociale, ma nulla ad altri. Un welfare che, comparativamente rispetto ad altri paesi europei, non aveva e non ha una rete di protezione per i poveri e che ha anche politiche di sostegno alle responsabilità familiari molto carenti". !In questo quadro di grave carenza è arrivata la crisi economica - spiega - che sta comportando l'aumento della vulnerabilità sul mercato del lavoro in una situazione in cui non tutti sono ugualmente protetti e anche i cosiddetti 'protetti', chi ha un lavoro a tempo indeterminato, sono sempre più vulnerabili". "E' aumentata la vulnerabilità -rimarca Saraceno- e si sono ridotte le risorse, soprattutto con quello che è avvenuto per il taglio ai trasferimenti agli enti locali, destinate ai servizi alle persone e al sostengo ai poveri, nei pochi comuni in cui qualche politica in questo senso avveniva".

Leggi anche