Roma, 1 mar. (Labitalia) - "I nostri obiettivi sono chiari, sono stati esplicitati nel 'Manifesto' al quale hanno aderito le organizzazioni promotrici di questa iniziativa. Ci sono chiare anche le possibili soluzioni. E' a fronte di ciò che proponiamo una sede di confronto permanente tra Regioni, enti locali, organizzazioni sociali, Terzo settore, che parta dall'esperienza dell'Osservatorio 328 o un'altra, innovativa, ma purché sia". Così Nicoletta Teodosi, a nome del Comitato promotore, ha introdotto questa mattina i lavori della Conferenza nazionale 'Cresce il welfare, cresce l'Italia', organizzata a Roma, al Centro congressi Frentani, da cinquanta organizzazioni sociali del nostro Paese, tra cui Cgil e Inca.
"Ciò che sta accadendo in questi mesi - ha detto - sta mostrando tutta la fragilità del sistema Europa, visto invece da importanti studiosi come l'utopia possibile proprio perché le sue diversità e debolezze sono le componenti essenziali della sua forza. Per noi, tra i punti di forza vanno inseriti i diritti di cittadinanza di cui tutti gli europei possono godere, un po' meno i non europei. Certo, molto ci sarebbe da dire sulle scelte di questi mesi prese in campo economico, ma avremo modo di approfondire questi temi durante i gruppi di lavoro". "Autorevoli personalità sostengono - ha ricordato Teodosi - che il modello sociale europeo è morto. Ci permettiamo di dissentire: il modello sociale europeo è un modello in divenire, mai concluso, che si basa sui sistemi nazionali, ancora. Vorremmo rispecchiarci in un unico modello, ne abbiamo parlato in tanti momenti in cui si parlava dell'Europa che vogliamo, sapere che le condizioni di lavoro hanno standard di sicurezza e garanzie di accesso simili in tutti i Paesi membri o che per lo stesso lavoro si percepisce un analogo stipendio. L'elenco sarebbe lungo. Vorremmo anche un po' più di spazio come cittadini di partecipare alle scelte, piuttosto che subirle. Le vie ci sarebbero. Le istituzioni che garantiscono questo anche"."Al momento - ha avvertito - di comune abbiamo solo le differenze che stiamo cercando di ridurre, anche se non è facile. La strada è ancora lunga e non dipende solo da noi"."Ciò che sta accadendo in questi mesi - ha rimarcato - sta mostrando tutta la fragilità del sistema Italia. Dovranno passare ancora anni affinché si possa dire che la crisi di fatto è passata. Per ora, possiamo ascoltare solo di previsioni e a queste affidarci. Nel frattempo, milioni di persone vivono nella condizione che tutti conosciamo perché la viviamo direttamente, la leggiamo, la ascoltiamo, la vediamo". "Il welfare è un'evoluzione culturale, un investimento sociale e produttivo - ha sottolineato Teodosi - di cui beneficiano il mercato, il settore pubblico e privato, profit e non profit, le persone di ogni età, di ogni condizione, di origine culturale senza distinzione alcuna. Ridurlo a spesa sociale è sbagliato, è piuttosto l'investimento sociale per eccellenza. E' la garanzia di un'occupazione di qualità, per l'accesso ai servizi sociali e sanitari per tutti coloro che ne fanno richiesta, anche contribuendo secondo le proprie possibilità; è la garanzia per l'accesso a una istruzione e formazione inclusive, servizi pubblici efficienti più rispondenti ai bisogni che non ai limiti dell'offerta"."Così oggi non è, per questo vogliamo dire - ha ribadito - che il modello di Stato sociale che conosciamo non va più bene, che siamo disposti a lavorare per costruirne uno nuovo, a patto che si riveda anche il modello di sviluppo, che non può essere basato solo sulla crescita, la competitività, il rigore. Noi siamo qui proprio per ripensare a un nuovo modello sociale, in una visione allargata e integrata"."Quello che chiediamo di conoscere, o almeno vorremmo capire, è quali sono gli obiettivi del governo e del Parlamento - ha concluso - sui questi temi, quali le misure per favorire e garantire una vita dignitosa alle persone più vulnerabili o a rischio di esclusione sociale".