Roma, 12 dic. (Adnkronos) - “Ero convalescente a casa dopo essere stato dimesso dall’ospedale e venne l’ispettore Uda, mi mostrò la foto e mi disse che Zuncheddu aveva minacciato mio cognato e non aveva un alibi. Per tutto il processo ero convinto che a sparare fosse stato Zuncheddu, ricordo che ad aprire il fuoco era stato un uomo più robusto e più alto di me. Io mi convinsi, se dovessi tornare indietro probabilmente farei lo stesso errore. Poi ho cambiato idea quando sono uscite le intercettazioni”. Lo ha detto Luigi Pinna, il superstite della strage di pastori in Sardegna avvenuta nel 1991 a Sinnai, sentito in aula in Corte d’Appello a Roma nel processo di revisione per il caso di Beniamino Zuncheddu, l'ex allevatore di Burcei, che si è sempre proclamato innocente, condannato all’ergastolo e liberato dopo 32 anni di carcere il 25 novembre scorso proprio dai giudici della Capitale che hanno accolto la richiesta di sospensione della pena. Zuncheddu oggi è arrivato in Corte d’Appello a Roma accompagnato da familiari e amici.In udienza si è svolto il confronto fra il teste e Mario Uda, il poliziotto che all’epoca dei fatti condusse le indagini che portarono all’arresto di Zuncheddu. Lo scorso 14 novembre, in aula, Pinna ha ammesso che fu il poliziotto a mostrargli la foto di Zuncheddu. Una versione sconfessata oggi da Uda. “Non ti ho mai fatto vedere la foto - ha replicato l’ex poliziotto - Stiamo parlando di 33 anni fa, le modalità di indagini di allora non sono paragonabili a oggi. Si facevano sul territorio avvicinando le persone, c’erano sequestri di persone. Ma io non ti ho mai fatto vedere la foto – ha ribadito Uda - Sono arrabbiato per tutto quello che mi sta piovendo addosso’’. La prossima udienza è stata rinviata al 19 dicembre prossimo quando verranno sentiti altri testimoni.