Milano, 5 mar. (AdnKronos Salute) - Più donne in politica, meno morti. A certificare l'effetto salvavita delle 'quote rosa' è uno studio condotto da ricercatori dell'università Bocconi di Milano, dell'ateneo di Limerick in Irlanda e della London School of Economics and Political Sciences, pubblicato su 'Demography'. Gli esperti calcolano che nei Paesi meno sviluppati economicamente e meno democratici, quando la percentuale femminile in Parlamento passa da meno del 10% a più del 30% - la soglia auspicata dalle Commissioni per le Pari opportunità delle Nazioni Unite - la mortalità infantile si dimezza da 60 a 30 per 1.000, e la mortalità materna si riduce dell'80% da 250 a 50 per 100.000. "Dato che le donne danno priorità al benessere materno e infantile - spiegano gli autori - è lecito attendersi che una quota maggiore di donne in Parlamento si traduca in una minore mortalità materna e infantile"."Secondo i nostri risultati - afferma Naila Shofia, giovane docente della Bocconi e co-autrice del lavoro - le quote di genere sono utili soprattutto dove sembra meno scontato. Il buon senso suggerisce che, nei Paesi sviluppati e democratici, i canali consolidati facilitino la trasmissione di politiche a sostegno delle donne. Tuttavia nei Paesi sviluppati esistono già sistemi di welfare che proteggono le donne e i bambini, con la libera stampa e le Ong a controllare che questi sistemi non vacillino. Di conseguenza le parlamentari, in questo contesto, possono fare solo una differenza marginale. Al contrario nei Paesi in via di sviluppo possono contribuire a creare tali sistemi di welfare, sollevando la questione in Parlamento nel caso in cui la stampa e le Ong non riescano a farsi ascoltare".La percentuale di donne nei Parlamenti di tutto il mondo, riporta la Bocconi, è aumentata dal 6,2% del 1975 al 20,4% del 2015. Le quote sono in vigore in nazioni come il Ruanda e 42 Paesi hanno già raggiunto la soglia del 30% raccomandata dall'Onu. Per capire se la cosiddetta rappresentanza descrittiva (una congrua percentuale di donne in Parlamento) si traduce in una rappresentanza sostanziale (realmente vantaggiosa per gli interessi delle donne), gli studiosi hanno analizzato la composizione del Parlamento e i tassi di mortalità materna e infantile in 155 Paesi tra il 1990 e il 2014. Ebbene, "la rappresentanza politica delle donne - si legge in una nota - risulta essere associata a una significativa diminuzione della mortalità materna e infantile, con i maggiori effetti in contesti di bassa democrazia e basso sviluppo economico e sociale, quando le donne detengono almeno il 30% dei seggi parlamentari". "La soglia è importante - conclude la co-autrice - perché una bassa percentuale di parlamentari donne rischia non solo di essere inefficace, ma anche di essere sfruttata come legittimazione per le politiche scelte dalla stragrande maggioranza di parlamentari uomini".