Roma, 9 apr. (AdnKronos Salute) - Un retaggio di fattori sociali e politici alla base della decisione dei genitori di non vaccinare i propri figli, che affonda le sue radici negli anni '60. A tornare sull'argomento dello scetticismo nei confronti dei vaccini dal punto di vista storico e sociologico è uno studio dell'Università di Waterloo (Canada), pubblicato sul 'Canadian Medical Association Journal': il lavoro mostra che gli scandali legati ai farmaci e la mancanza di priorità politica sulla prevenzione delle malattie sono responsabili della cosiddetta 'apatia vaccinale' a cui stiamo assistendo oggi in tutto il mondo, Italia inclusa."Non si tratta solo dei genitori - spiega Heather MacDougall, storica e coautrice dello studio - perché la storia rivela che ci sono sistematici problemi a livello di informazione che si uniscono, cosa forse più importante, alla mancanza di volontà politica per un programma nazionale di vaccinazione". Programma che invece in Italia è stato implementato nel 2017, rendendo obbligatori 10 vaccini. MacDougall e la co-autrice Laurence Monnais dell'Université de Montréal, hanno tracciato e analizzato l'adozione del vaccino contro il morbillo nel corso di tre decenni, fino al 1998, poco prima della famigerata pubblicazione da parte di Andrew Wakefield del falso studio che collegava la vaccinazione all'autismo. Il nuovo studio mostra che l'esitazione nei confronti dei vaccini è iniziata ben prima degli anni '90: gli storici hanno documentato una tendenza simile anche negli anni '60, dopo lo scandalo talidomide del 1962, ma anche a seguito dell'emergere di nuovi stili di genitorialità, delle ondate di femminismo e della divulgazione della medicina alternativa. Secondo lo studio, ai focolai di morbillo negli anni '70 e '80 è corrisposto lo spostamento a una responsabilità individuale, piuttosto che collettiva, nei confronti della salute pubblica, di cui i vaccini sono il presidio principale. Mentre negli anni '90, l'attenzione nei confronti dei diritti dei bambini ha reso i giovani genitori più disposti a chiedersi se i loro figli avessero potuto beneficiare della vaccinazione. "La mancanza di una 'formazione continua' nella scienza dell'immunologia, sempre in rapida evoluzione, ha lasciato agli operatori sanitari, con conoscenze limitate, il compito di fornire una guida che spiegasse i benefici della vaccinazione ai genitori ansiosi", ha affermato MacDougall.