Palermo, 17 feb. (AdnKronos) - "Ricordo gli anni delle prime Leopolde. Quella del Big Bang, in particolare. Nel Pd i cosiddetti "renziani" eravamo una piccolissima minoranza. In tanti, convinti di essere maggioranza nella società, spingevano Matteo ad andare fuori da un partito che dimostrava di sopportarci a stento". Inizia così un lungo post pubblicato dal sottosegretario Davide Faraone sui social per commentare l'ipotesi della scissione nel Pd. "Matteo ha sempre respinto questa ipotesi. Dicevamo: il nostro partito è il Pd, ci confronteremo alle primarie, ci sfideremo al congresso - dice Faraone - Lo ha fatto anche quando, ai gazebo, tanti che avrebbero voluto votarlo venivano respinti come fossero estranei e mal sopportati, in un partito spesso chiuso e non attraente.""Leggere oggi chi dice "non è più il Pd, ma il PdR (il Partito di Renzi)" fa male, fa male soprattutto a chi come me è testimone di quel periodo - prosegue Faraone - È stata dura resistere nel Pd in quel periodo, è stato difficile resistere alla tentazione delle sirene, di chi ci voleva fuori, più forti e senza catene ideologiche"."Abbiamo resistito perché abbiamo sempre creduto che frammentare il Pd sarebbe stata una follia minoritaria e che, rispetto alle grandi sfide del Paese e del mondo, servisse un grande partito. Eravamo stanchi della sinistra che si divide, del suo "tafazzismo", della continua corsa a distinguersi e a moltiplicare i partiti - prosegue il sottosegretario - Essere minoranza in un partito è complicato, faticoso, ma preparare, con idee e proposte, l'alternativa e puntare a diventare maggioranza ti dà l'adrenalina, la forza e l'entusiasmo della sfida".