Siddùra ha un nuovo direttore tecnico, si tratta di Mattia Piludu

OLBIA. Classe 1980, di Cagliari, Mattia Piludu proviene da una famiglia di viticoltori: si occuperà di progettazione ed efficientamento della produzione per Siddùra.
La cantina gallurese presenta il nuovo direttore tecnico che, insieme all'enologo Dino Dini e all'agronomo Luca Vitaletti, avrà il compito di accompagnare l'azienda di Luogosanto nel percorso di crescita e sviluppo sostenibile: è questa la grande sfida da vincere nei prossimi anni.
 
Il nuovo direttore. Mattia Piludu è cresciuto tra i filari del vigneto di famiglia e si è specializzato nel settore. Durante la sua carriera ha diretto lo sviluppo di aziende vinicole importanti nell'Isola, progettandone la crescita attraverso innovative ristrutturazioni aziendali. "Siddùra ha obiettivi chiari, concreti, ambiziosi e raggiungibili: metterò a disposizione della cantina la conoscenza tecnica – spiega Piludu – che ho acquisito durante il mio percorso professionale avendo come riferimento la sensibilità ambientale che da sempre contraddistingue sia l'operato di Siddùra che il mio".  La sostenibilità è la bussola che la cantina gallurese segue fin dalla sua fondazione. "La vocazione ecologica dell'azienda, la definizione degli obiettivi, la cura maniacale dei dettagli e l'alta professionalità dello staff – continua Piludu – sono i motivi principali che mi hanno portato ad accettare l'incarico". Le direttrici attraverso le quali Piludu si muoverà all'interno di Siddùra seguono l'impronta impressa dalla proprietà: lasciare che ogni componente del team possa esprimere le proprie competenze e crescere insieme all'azienda.
 
Tre linee d'azione. Piludu ha individuato tre linee di azione: l'ottimizzazione della produzione, la gestione delle nuove fasi di progettazione e lo sviluppo della filosofia green della cantina, che passa dal risparmio della risorsa idrica all'uso di energie alternative fin quasi all'autosufficienza. A questi si aggiungono i sistemi innovativi adottati da Siddùra che consentono di preservare la qualità dell'uva gestendo le criticità climatiche derivanti da stagioni sempre meno prevedibili.
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