OLBIA. Si è svolto questa mattina presso l'aula convegni del museo archeologico di Olbia l'appuntamento finale della seconda edizione di Open food – cuochi senza barriere. L'iniziativa ideata dall'agenzia Visionare e sostenuta dall'assessorato alla Pubblica Istruzione del comune di Olbia guarda all'inclusione sociale e si rivolge agli studenti degli istituti superiori, che hanno lavorato a stretto contatto con figure professionali del mondo del food&beverage e sono diventati protagonisti della mostra fotografica fine art "Di che pasta siamo fatti?" da oggi è aperta al pubblico al museo archeologico e visitabile sino al 12 gennaio. Oggi, martedì 21 dicembre, nella piazzetta della biblioteca, a partire dalle ore 17:30 si è tenuto anche lo show cooking con la zuppa gallurese proposto insieme alla cooperativa Solaria.
Stamattina, nella sala del museo, per il convegno erano presenti un centinaio di studenti provenienti dal liceo artistico De André, dallo scientifico Mossa, dal classico linguistico Gramsci e dall'istituto Amsicora Ipia Agrario. Presenti anche i 32, in divisa da cuochi provetti, che hanno preso parte attivamente al progetto. Da ottobre, Open Food ha intrecciato due attività laboratoriali: una dedicata alla cucina e una alla comunicazione visiva. In questo senso, insieme ad alcuni docenti d'eccellenza, figure professionali nel mondo del food&beverage, gli studenti e le studentesse si sono misurati con l'apprendimento di nozioni e di pratiche legate alla conoscenza delle materie prime e il lavoro in cucina, ma anche con l'allestimento di shooting e la preparazione di una mostra fotografica, che è poi quella che è visitabile al museo e li vede protagonisti come soggetti.
Al tavolo dei relatori, presente la vice sindaco e assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Sabrina Serra: «Siamo contenti di com'è andata. L'iniziativa, oltre a stimolare la socializzazione mira a essere motivo di stimolo per i giovani, così da poter conoscere alcuni settori del mondo del lavoro. Open Food è un progetto che abbiamo finanziato e in cui crediamo con convinzione, e che pensiamo in futuro di ripetere in una maniera ancora più strutturata». Soddisfatto il fotografo Giuseppe Ortu, ideatore della manifestazione attraverso l'agenzia Visionare: «Non parlerei di due settori divisi: i ragazzi e le ragazze hanno saputo unire cucina e fotografia, dando il proprio contributo a entrambi gli ambiti. E sono felicemente sorpreso, perché hanno dimostrato tutti un alto livello tecnico e di apprendimento, e grande curiosità». Tra le figure professionali che hanno vestito i panni dei docenti, il produttore agricolo Diego Di Niglio della tenuta Coda di Lupo ad Arzachena, che attraverso il proprio percorso ha illustrato il lavoro svolto con i giovani sulla conoscenza dei cereali, della produzione agricola e delle materie prime. Parola alla cuoca Gavina Braccu, dall'esperienza pluridecennale con la locanda che porta il suo nome, a Porto San Paolo, e istituzione del territorio per quanto riguarda la cucina tradizionale. Con lei, le nuove generazioni hanno riscoperto la lunga storia di ricette antiche e l'eredità della lavorazione delle paste fresche. Infine, è intervenuta Rossella Meloni, che insieme allo chef Barracu dirige il ristorante Il Mattacchione, e con loro gli alunni hanno imparato ad apprezzare le diversità in cucina, nell'incontro tra tradizione e innovazione. La giornata si è quindi conclusa con gli assaggi di zuppa gallurese realizzati insieme ai cuochi della cooperativa Solaria, che in questi mesi hanno anche messo a disposizione i loro spazi per lo svolgimento delle attività di laboratorio.
Stamattina, nella sala del museo, per il convegno erano presenti un centinaio di studenti provenienti dal liceo artistico De André, dallo scientifico Mossa, dal classico linguistico Gramsci e dall'istituto Amsicora Ipia Agrario. Presenti anche i 32, in divisa da cuochi provetti, che hanno preso parte attivamente al progetto. Da ottobre, Open Food ha intrecciato due attività laboratoriali: una dedicata alla cucina e una alla comunicazione visiva. In questo senso, insieme ad alcuni docenti d'eccellenza, figure professionali nel mondo del food&beverage, gli studenti e le studentesse si sono misurati con l'apprendimento di nozioni e di pratiche legate alla conoscenza delle materie prime e il lavoro in cucina, ma anche con l'allestimento di shooting e la preparazione di una mostra fotografica, che è poi quella che è visitabile al museo e li vede protagonisti come soggetti.
Al tavolo dei relatori, presente la vice sindaco e assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Sabrina Serra: «Siamo contenti di com'è andata. L'iniziativa, oltre a stimolare la socializzazione mira a essere motivo di stimolo per i giovani, così da poter conoscere alcuni settori del mondo del lavoro. Open Food è un progetto che abbiamo finanziato e in cui crediamo con convinzione, e che pensiamo in futuro di ripetere in una maniera ancora più strutturata». Soddisfatto il fotografo Giuseppe Ortu, ideatore della manifestazione attraverso l'agenzia Visionare: «Non parlerei di due settori divisi: i ragazzi e le ragazze hanno saputo unire cucina e fotografia, dando il proprio contributo a entrambi gli ambiti. E sono felicemente sorpreso, perché hanno dimostrato tutti un alto livello tecnico e di apprendimento, e grande curiosità». Tra le figure professionali che hanno vestito i panni dei docenti, il produttore agricolo Diego Di Niglio della tenuta Coda di Lupo ad Arzachena, che attraverso il proprio percorso ha illustrato il lavoro svolto con i giovani sulla conoscenza dei cereali, della produzione agricola e delle materie prime. Parola alla cuoca Gavina Braccu, dall'esperienza pluridecennale con la locanda che porta il suo nome, a Porto San Paolo, e istituzione del territorio per quanto riguarda la cucina tradizionale. Con lei, le nuove generazioni hanno riscoperto la lunga storia di ricette antiche e l'eredità della lavorazione delle paste fresche. Infine, è intervenuta Rossella Meloni, che insieme allo chef Barracu dirige il ristorante Il Mattacchione, e con loro gli alunni hanno imparato ad apprezzare le diversità in cucina, nell'incontro tra tradizione e innovazione. La giornata si è quindi conclusa con gli assaggi di zuppa gallurese realizzati insieme ai cuochi della cooperativa Solaria, che in questi mesi hanno anche messo a disposizione i loro spazi per lo svolgimento delle attività di laboratorio.
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