OLBIA. Immagino abbiate appreso dagli organi di stampa che l'Assemblea degli Avvocati del Foro di Tempio Pausania ha proclamato un'astensione dalle udienze, a far data dal prossimo 30 settembre e "a oltranza", ossia senza indicazione di una fine dell'agitazione.
Lo "sciopero" seguirà quello già promosso dalla associazione rappresentativa dei colleghi penalisti: di fatto gli Avvocati hanno iniziato la loro protesta il 23 settembre e non la termineranno sinché non avranno avuto soddisfazione.
Si tratta, lasciatemelo dire prima di entrare nel merito della questione, di una decisione dolorosa e sofferta che gli Avvocati, che sono lavoratori e che vivono dei risultati che riescono ad ottenere in tribunale, pagheranno cara, e di tasca: non solo, infatti, vedranno paralizzata senza termine la loro principale fonte di sostentamento, ma saranno costretti a pagare delle sanzioni pecuniarie per avere adottato una forma di protesta che esce dagli ordinari canoni previsti da una norma volta a "normalizzare" il diritto di sciopero nei servizi essenziali quale è, appunto, quello della Giustizia.
Perché protestiamo, dunque?
Protestiamo perché nel nostro territorio, di fatto, la Giustizia, in cui crediamo e alla quale dedichiamo la nostra vita professionale, è negata.
Le piante organiche dei lavoratori giudicanti, requirenti, amministrativi, calibrate su statistiche (di popolazione, di cause pendenti e di nuova iscrizione) vecchie di un secolo e mezzo, sono comunque ridotte in maniera ormai cronica.
Una manciata di giudici (il numero è purtroppo assai variabile, ma si conta sulle dita delle mani, più spesso di una mano sola), coadiuvato da un altrettanto carente numero di pur volenterosi impiegati amministrativi, gestisce attualmente il numero impressionante di 22.000 (ventiduemila!) processi pendenti, che aumentano e si accumulano di anno in anno.
Per intenderci, i "nostri" giudici hanno un carico di lavoro che è circa triplo rispetto ai loro colleghi che lavorano negli altri tribunali sardi.
Questa situazione, si badi, non è frutto di una congiuntura sfavorevole o di un momento transitorio, ma è la realtà quotidiana che ormai da lustri siamo costretti ad affrontare e che si traduce in un tasso di prescrizione nei processi penali che, triste primato!, non ha paragoni in Italia (dagli ultimi dati pare che si arrivi all'80% di estinzioni per prescrizione), e in un settore civile lentissimo e inefficiente.
E questo accade in un territorio fortunatamente ancora vivace dal punto di vista economico - la "locomotiva" della Sardegna – che potrebbe rendere ancora di più se fosse affiancata da un tribunale efficiente ed efficace (nel risolvere i conflitti, per recuperare i crediti ecc.), che allo stesso tempo ospita fatti criminali di assoluta gravità, in ragione della collocazione geografica (il porto e l'aeroporto di Olbia sono strategici nel Mediterraneo, anche per i traffici illeciti) e degli enormi interessi economici (si pensi ai flussi di denaro legati al "fenomeno" Costa Smeralda).
E invece oggi il Tribunale di Tempio è un "male necessario", un luogo in cui si deve per forza andare per cercare di far valere un diritto, ma con speranze ogni giorno più flebili di ottenere giustizia. La minuscola non è purtroppo casuale.
Quella di noi Avvocati, dunque, non è una protesta "per" gli Avvocati, non solo.
È la protesta per la dignità di un intero territorio, dei cittadini che tutti i giorni rappresentiamo davanti alle istituzioni e che oggi, e non da oggi, sono trattati da cittadini di serie inferiori, figli di dei minori: costretti troppo spesso a rinunciare a far valere i propri diritti perché amaramente certi di non poter contare su un luogo in cui la Giustizia possa essere celebrata.
E allora gli Avvocati della Gallura, come loro uso "in nome e per conto" dei cittadini che rappresentano, chiedono che chiunque gestisce un pezzetto di qualsiasi potere (politico, economico, sociale) faccia la propria parte per far sì che in questo territorio la Giustizia venga amministrata "in nome del Popolo" e non contro di esso. Che assieme a loro chieda più risorse, maggiore attenzione, un coinvolgimento diretto nell'individuazione delle soluzioni a questa situazione che ormai non può più attendere.
Per questo motivo e con questo scopo sin da ora vi annuncio che a breve verrà convocata una nuova Assemblea, volta a verificare e rinsaldare le ragioni della nostra protesta, cui verrete tutti invitati, nella speranza di poter creare un fronte comune che possa far sentire la propria voce nei luoghi in cui si decide la nostra sorte.
Vi ringrazio già per quanto farete e, a nome di tutti gli Avvocati che rappresento, vi invio i più cordiali saluti.
Carlo Selis, Avvocato
Presidente dell'Ordine degli Avvocati
Del Foro di Tempio Pausania
Lo "sciopero" seguirà quello già promosso dalla associazione rappresentativa dei colleghi penalisti: di fatto gli Avvocati hanno iniziato la loro protesta il 23 settembre e non la termineranno sinché non avranno avuto soddisfazione.
Si tratta, lasciatemelo dire prima di entrare nel merito della questione, di una decisione dolorosa e sofferta che gli Avvocati, che sono lavoratori e che vivono dei risultati che riescono ad ottenere in tribunale, pagheranno cara, e di tasca: non solo, infatti, vedranno paralizzata senza termine la loro principale fonte di sostentamento, ma saranno costretti a pagare delle sanzioni pecuniarie per avere adottato una forma di protesta che esce dagli ordinari canoni previsti da una norma volta a "normalizzare" il diritto di sciopero nei servizi essenziali quale è, appunto, quello della Giustizia.
Perché protestiamo, dunque?
Protestiamo perché nel nostro territorio, di fatto, la Giustizia, in cui crediamo e alla quale dedichiamo la nostra vita professionale, è negata.
Le piante organiche dei lavoratori giudicanti, requirenti, amministrativi, calibrate su statistiche (di popolazione, di cause pendenti e di nuova iscrizione) vecchie di un secolo e mezzo, sono comunque ridotte in maniera ormai cronica.
Una manciata di giudici (il numero è purtroppo assai variabile, ma si conta sulle dita delle mani, più spesso di una mano sola), coadiuvato da un altrettanto carente numero di pur volenterosi impiegati amministrativi, gestisce attualmente il numero impressionante di 22.000 (ventiduemila!) processi pendenti, che aumentano e si accumulano di anno in anno.
Per intenderci, i "nostri" giudici hanno un carico di lavoro che è circa triplo rispetto ai loro colleghi che lavorano negli altri tribunali sardi.
Questa situazione, si badi, non è frutto di una congiuntura sfavorevole o di un momento transitorio, ma è la realtà quotidiana che ormai da lustri siamo costretti ad affrontare e che si traduce in un tasso di prescrizione nei processi penali che, triste primato!, non ha paragoni in Italia (dagli ultimi dati pare che si arrivi all'80% di estinzioni per prescrizione), e in un settore civile lentissimo e inefficiente.
E questo accade in un territorio fortunatamente ancora vivace dal punto di vista economico - la "locomotiva" della Sardegna – che potrebbe rendere ancora di più se fosse affiancata da un tribunale efficiente ed efficace (nel risolvere i conflitti, per recuperare i crediti ecc.), che allo stesso tempo ospita fatti criminali di assoluta gravità, in ragione della collocazione geografica (il porto e l'aeroporto di Olbia sono strategici nel Mediterraneo, anche per i traffici illeciti) e degli enormi interessi economici (si pensi ai flussi di denaro legati al "fenomeno" Costa Smeralda).
E invece oggi il Tribunale di Tempio è un "male necessario", un luogo in cui si deve per forza andare per cercare di far valere un diritto, ma con speranze ogni giorno più flebili di ottenere giustizia. La minuscola non è purtroppo casuale.
Quella di noi Avvocati, dunque, non è una protesta "per" gli Avvocati, non solo.
È la protesta per la dignità di un intero territorio, dei cittadini che tutti i giorni rappresentiamo davanti alle istituzioni e che oggi, e non da oggi, sono trattati da cittadini di serie inferiori, figli di dei minori: costretti troppo spesso a rinunciare a far valere i propri diritti perché amaramente certi di non poter contare su un luogo in cui la Giustizia possa essere celebrata.
E allora gli Avvocati della Gallura, come loro uso "in nome e per conto" dei cittadini che rappresentano, chiedono che chiunque gestisce un pezzetto di qualsiasi potere (politico, economico, sociale) faccia la propria parte per far sì che in questo territorio la Giustizia venga amministrata "in nome del Popolo" e non contro di esso. Che assieme a loro chieda più risorse, maggiore attenzione, un coinvolgimento diretto nell'individuazione delle soluzioni a questa situazione che ormai non può più attendere.
Per questo motivo e con questo scopo sin da ora vi annuncio che a breve verrà convocata una nuova Assemblea, volta a verificare e rinsaldare le ragioni della nostra protesta, cui verrete tutti invitati, nella speranza di poter creare un fronte comune che possa far sentire la propria voce nei luoghi in cui si decide la nostra sorte.
Vi ringrazio già per quanto farete e, a nome di tutti gli Avvocati che rappresento, vi invio i più cordiali saluti.
Carlo Selis, Avvocato
Presidente dell'Ordine degli Avvocati
Del Foro di Tempio Pausania
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