Esame autoptico sulla donna uccisa ad Arzachena conferma la ricostruzione dei carabinieri

Gli stessi carabinieri sconvolti dalla violenza usata sulla donna
di Davide Mosca
OLBIA. Il volto irriconoscibile, gonfio e tumefatto dalle botte di quei due conoscenti che hanno trascorso con lei le ultime ore della sua vita ha sconvolto anche i carabinieri che sono intervenuti e hanno potuto vedere quanta violenza era stata usata nei confronti della donna. Deneb Badir, madre di tre figli, è morta in ospedale, dopo un'agonia durata ore dopo il suo ricovero nella giornata di domenica notte. L'esame autoptico, effettuato dal medico legale di Cagliari, Matteo Nioi, presso l'obitorio del cimitero di Olbia in qualche modo ha confermato come le ferite e le contusioni riportate fossero compatibili con la ricostruzione effettuata dai militari. I dettagli sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa di stamane in procura a Tempio Pausania, alla presenza del nuovo procuratore Gregorio Capasso, del comandante del reparto territoriale di Olbia, Alberto Cicognani, del tenente Asuni del Norm e dei militari della stazione carabinieri di Arzachena che per primi sono intervenuti sul posto.

Tutto è cominciato domenica, all'interno di un abitazione in campagna, "Stazzo di Calcinaiu" nei pressi di Baja Sardinia, in uso alla 34enne, che lavorava come cameriera in una attività di Arzachena. La donna e altri due uomini hanno trascorso la domenica insieme, consumando cocaina e probabilmente altre sostanze stupefacenti, arrivando a litigare per futili motivi, fino a far degenerare la situazione. Uno dei due, forse entrambi, avrebbero perso la testa e avrebbero cominciato a picchiare la 34enne. Calci, pugni, la testa sbattuta più volte sul lavandino e sul water. I due, poi, verso le 22 si sarebbero decisi a portare la vittima, già priva di sensi, in ospedale a Olbia dove avevano loro indicato il pronto soccorso, lo stabile affianco, al quale rivolgersi. A quel punto, invece di procedere in tal senso, Jalal Hassissou e Soufyane El Khedar hanno preferito ritornare alla Guardia Medica di Arzachena, dove il medico di turno ha immediatamente attivato il 118 per il trasporto d'urgenza al pronto soccorso di Olbia. La donna è arrivata lì in coma e i medici che l'hanno subito assistita si sono resi conto che non si trattava di un incidente e hanno chiamato immediatamente i carabinieri che hanno provveduto ad attivare le indagini. Per Deneb Bedir non c'è stato comunque nulla da fare. Intercettazioni telefoniche e ambientali nei luoghi frequentati dai due, perquisizioni nelle abitazioni dove sono state ritrovate alcune dosi di stupefacenti e poi l'interrogatorio. Hassissou ha deciso di non parlare, mentre El Khedar ha dato la sua versione dei fatti. Il primo avrebbe provato a raccontare ai medici che la 34enne soffriva di una patologia ed era caduta presso il fungo monumentale di Arzachena, ma è stato subito smentito sia dai rilievi dei militari che dallo stesso amico che ha poi raccontato come erano andate effettivamente le cose.


"Il fatto è nato in maniera diversa -ha commentato Cicognani- nonostante ci fosse qualche sospetto. A noi l'informazione è arrivata intorno alle tre e mezzo di notte ed era  deviata, non faceva pensare ad un reato violento. I medici non erano sicuri ci fosse stata una violenza. C'era una donna in stato di coma a seguito di una caduta accidentale. E invece ci siamo ritrovati di fronte una violenza inaudita nei confronti di una donna che non ci aspettavamo. Parliamo di omicidio pluriaggravato da futili motivi, sempre che si possa parlare di futili motivi. Il contesto era deviato in una situazione particolare, deviato da uso di stupefacenti e tutto ciò che è successo quel giorno è ancor aoggetto di indagine. Ora attendiamo le risultanze dei Ris". Il corpo della giovane verrà restituito ai familiari nelle prossime ore. Nel frattempo Jalal Hassissou e Soufyane El Khedar si trovano ristretti nel carcere di Nuchis.

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