OPERAZIONE QUARTIERE SICURO

Rissa tra bande rivali in centro a Olbia, arrestate cinque persone ***VIDEO***

di Davide Mosca
OLBIA. Il rumore dei rotori dell'elicottero dei carabinieri in azione sui cieli di Olbia avrà svegliato numerosi olbiesi questa mattina. I militari, infatti, hanno appena conluso un'importante operazione denominata "Quartiere Sicuro" che è culminata con l'arresto di cinque persone responsabili a vario titolo della rissa del 27 febbraio in pieno centro in corso Vittorio Veneto a Olbia. Le accuse a carico degli arrestati spaziano dal tentato omicidio alla rissa e porto abusivo di armi.

L'episodio aveva causato grande sconcerto in una città dove eventi del genere sono piuttosto rari. Tutti i dettagli dell'indagine sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa, convocata nella caserma del reparto territoriale di Olbia, alla presenza del comandante Alberto Cicognani. Una spedizione punitiva per farla pagare alla banda rivale con l'intenzione di far valere la propria forza sul territorio. E' questa la motivazione che avrebbe spinto un gruppo di giovani di nazionalità albanese, tutti con precedenti piuttosto gravi quasi tutti nel campo dello spaccio di stupefacenti, a compiere il raid punitivo con spranghe, cacciaviti e chiavi inglesi. In carcere sono finiti Hoxha Dashmir, muratore di 43 anni, Ruci Dajlan 37 anni operaio, Zefi Eduard muratore 33enne, Gjoka Ilkir anche lui muratore di 34 anni, Gjoka Izmir di 30 anni.

Soddisfazione nelle parole del comandante del reparto territoriale di Olbia, Alberto Cicognani: "Il risultato di oggi è stata possibile grazie alla sinergia tra la stazione centro carabineiri, tutto il reparto territoriale, i cacciatori di Sardegna e il 10° Nucleo elicotteri. Grazie all'azione di nostri uomini è stato possibile individuare i responsabili di quella rissa. Abbiamo proceduto velocemente incrociando le prime ricostruzioni, con le testimonianze e i tabulati telefonici. Da lì abbiamo capito chi avevamo di fronte e così abbiamo proceduto". Di particolare importanza anche la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza del comune, ma anche il ritrovamento di tracce ematiche sulle armi utilizzate per il raid punitivo che hanno rivelato il Dna di alcuni arrestati di oggi.

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