OLBIA. L'analisi condotta dall'Ufficio studi AES ben evidenzia criticità e potenzialità del comparto librario dell'editoria sarda. Negli ultimi dieci anni si è verificata una drastica flessione in termini di occupazione, produzione e vendite, pur continuando ad esprimere una quota significativa del fatturato annuo del settore editoriale con gli attuali cinque milioni e quattrocentomila euro.
Gli editori sardi continuano quindi a rappresentare un soggetto vitale per la crescita e la promozione culturale della Sardegna, con la pubblicazione di 220 novità librarie all'anno su un catalogo storico di seimila titoli e occupando, tra dipendenti diretti ed esterni, oltre trecento addetti.
I dati del rapporto emergono da un questionario compilato da venti case editrici sarde, che evidenziano le difficoltà di un comparto che non si arrende ma vuole guardare in faccia le criticità.
«Gli editori sardi sono realtà imprenditoriali che resistono e agiscono, ma che individuano la necessità di un cambiamento, anche nei rapporti con le istituzioni – afferma Simonetta Castia, presidente AES –. E alle istituzioni chiediamo di poter condividere un lungimirante percorso di rivitalizzazione, in particolare della Legge regionale 22. Dal proprio canto l'AES sta promuovendo iniziative volte a incoraggiare questi cambiamenti, rafforzando l'Ufficio studi, aprendo a sinergie con i privati, avvalorando politiche di rete in campo locale (ultima delle quali il recente ingresso presso la Confcommercio Sud Sardegna) e internazionale, promuovendo infine politiche di formazione».
Anche la Regione Sardegna considera l'editoria libraria un comparto molto importante per l'isola. Nelle parole dell'assessore regionale alla Cultura Giuseppe Dessena «la Regione è consapevole del momento storico e delle difficoltà che stanno vivendo gli operatori, ma è anche convinta, e i risultati del questionario promosso dall'AES lo confermano, che sia in atto un percorso di rinnovamento. Ecco perché come Amministrazione abbiamo attivato un processo di sostegno al comparto editoriale sardo – spiega l'esponente della Giunta Pigliaru – che si è concretizzato anche attraverso la più che positiva partecipazione al Salone del libro di Torino. Siamo attenti e fiduciosi nei confronti della politica di innovazione che stanno portando avanti gli editori, capace di rilanciare le sorti dell'editoria, anche a livello internazionale».
I DATI. «I dati che emergono dal questionario fotografano un comparto che vive un momento difficile ma che non smette di scommettere sul futuro e sul libro», spiega Mario Argiolas, responsabile dell'Ufficio studi AES. Il numero degli editori che pubblica con continuità negli ultimi dieci anni è calato del 20 per cento e come dimostrano anche i grafici, la produzione media annua dei titoli è diminuita del 28 per cento nonostante siano pubblicate 220 novità all'anno. Le tirature sono diminuite mediamente del 30 per cento (da 1000 copie a 700) così come negli ultimi due lustri è diminuito il fatturato medio annuo, del 28 per cento. La stessa forza lavoro è diminuita del 50 per cento, laddove da una media di quattro dipendenti per casa editrice si è passati a due.
Nonostante tutto il comparto persegue una politica d'innovazione e trasformazione sia sotto l'aspetto dei contenuti e della grafica che dei prodotti. Ad esempio la produzione media di e-book è passata in dieci anni da una media percentuale annua di 0,5 a 4 e sono ormai molti gli editori che realizzano e-book e prodotti multimediali, presenti nelle maggiori piattaforme web.
Il catalogo storico dell'editoria sarda si attesta oltre i seimila titoli. La produzione è molto variegata e le stesse vendite dimostrano la positiva risposta dei lettori alle proposte degli editori. La narrativa rappresenta il 30 per cento del totale, la saggistica il 38 per cento, libri d'arte e di fotografia il 13, libri per ragazzi il 6, libri in lingua sarda l'8,5 e i libri in lingue straniere il 4,5.
Le vendite dirette on line si aggirano intorno alla interessante percentuale media del 15 per cento, un risultato influenzato in particolar modo dagli editori che vendono solo o prevalentemente online. Le maggiori criticità del mondo editoriale, indicate a risposta multipla, sono invece individuate in carenze di struttura (25%), di capitali (60%), di produzione (25%), costi tipografici (30%), trasporti (50%), distribuzione (13%), promozione (13%), formazione (18%).
«In merito al ruolo della Regione – specifica Argiolas – gli editori in stragrande maggioranza ritengono inefficace la L.R. n. 22 perché priva di adeguate risorse e inapplicata in diversi capitoli, pur reputandola una buona legge che meriterebbe una revisione per renderla più conforme alle necessità del comparto».
Per quanto riguarda le proposte, pressoché tutti gli editori chiedono di consolidare nelle librerie indipendenti lo scaffale sardo e nelle librerie di catena una collocazione espositiva non ridotta ad uno spazio ghettizzante spesso denominato "Storia locale", che non riconosce il genere e l'importanza del singolo libro sempre più spesso meritevole di una collocazione centrale.
Non è mancato, nei commenti degli editori un riferimento esplicito allo spazio inadeguato riservato dai mass media regionali, con l'auspicio di una maggiore collaborazione soprattutto per i quotidiani.
Infine, il riferimento alla Mostra del Libro in Sardegna si caratterizza per un richiamo all'esigenza di una Fiera regionale dell'editoria sarda di alto livello, che dia la possibilità agli editori associati nell'AES di esercitare il proprio ruolo di operatori editoriali e culturali in senso lato.
Si pensi solamente al fatto che, nonostante la crisi, ancora oggi gli editori organizzano, ogni anno, ben cinquecento presentazioni di libri in tutto il territorio sardo e sempre più spesso anche nelle maggiori città italiane. Una base a partire dalla quale si potrebbe costruire un progetto di crescita culturale capace di fronteggiare lo spopolamento.
«L'auspicio dell'AES – nelle parole della presidente Castia – è quello di proseguire una strada di proficui scambi con la Regione e con tutti i soggetti pubblici e privati interessati e competenti, tesi a migliorare lo stato di salute dell'industria del libro in Sardegna».
Gli editori sardi continuano quindi a rappresentare un soggetto vitale per la crescita e la promozione culturale della Sardegna, con la pubblicazione di 220 novità librarie all'anno su un catalogo storico di seimila titoli e occupando, tra dipendenti diretti ed esterni, oltre trecento addetti.
I dati del rapporto emergono da un questionario compilato da venti case editrici sarde, che evidenziano le difficoltà di un comparto che non si arrende ma vuole guardare in faccia le criticità.
«Gli editori sardi sono realtà imprenditoriali che resistono e agiscono, ma che individuano la necessità di un cambiamento, anche nei rapporti con le istituzioni – afferma Simonetta Castia, presidente AES –. E alle istituzioni chiediamo di poter condividere un lungimirante percorso di rivitalizzazione, in particolare della Legge regionale 22. Dal proprio canto l'AES sta promuovendo iniziative volte a incoraggiare questi cambiamenti, rafforzando l'Ufficio studi, aprendo a sinergie con i privati, avvalorando politiche di rete in campo locale (ultima delle quali il recente ingresso presso la Confcommercio Sud Sardegna) e internazionale, promuovendo infine politiche di formazione».
Anche la Regione Sardegna considera l'editoria libraria un comparto molto importante per l'isola. Nelle parole dell'assessore regionale alla Cultura Giuseppe Dessena «la Regione è consapevole del momento storico e delle difficoltà che stanno vivendo gli operatori, ma è anche convinta, e i risultati del questionario promosso dall'AES lo confermano, che sia in atto un percorso di rinnovamento. Ecco perché come Amministrazione abbiamo attivato un processo di sostegno al comparto editoriale sardo – spiega l'esponente della Giunta Pigliaru – che si è concretizzato anche attraverso la più che positiva partecipazione al Salone del libro di Torino. Siamo attenti e fiduciosi nei confronti della politica di innovazione che stanno portando avanti gli editori, capace di rilanciare le sorti dell'editoria, anche a livello internazionale».
I DATI. «I dati che emergono dal questionario fotografano un comparto che vive un momento difficile ma che non smette di scommettere sul futuro e sul libro», spiega Mario Argiolas, responsabile dell'Ufficio studi AES. Il numero degli editori che pubblica con continuità negli ultimi dieci anni è calato del 20 per cento e come dimostrano anche i grafici, la produzione media annua dei titoli è diminuita del 28 per cento nonostante siano pubblicate 220 novità all'anno. Le tirature sono diminuite mediamente del 30 per cento (da 1000 copie a 700) così come negli ultimi due lustri è diminuito il fatturato medio annuo, del 28 per cento. La stessa forza lavoro è diminuita del 50 per cento, laddove da una media di quattro dipendenti per casa editrice si è passati a due.
Nonostante tutto il comparto persegue una politica d'innovazione e trasformazione sia sotto l'aspetto dei contenuti e della grafica che dei prodotti. Ad esempio la produzione media di e-book è passata in dieci anni da una media percentuale annua di 0,5 a 4 e sono ormai molti gli editori che realizzano e-book e prodotti multimediali, presenti nelle maggiori piattaforme web.
Il catalogo storico dell'editoria sarda si attesta oltre i seimila titoli. La produzione è molto variegata e le stesse vendite dimostrano la positiva risposta dei lettori alle proposte degli editori. La narrativa rappresenta il 30 per cento del totale, la saggistica il 38 per cento, libri d'arte e di fotografia il 13, libri per ragazzi il 6, libri in lingua sarda l'8,5 e i libri in lingue straniere il 4,5.
Le vendite dirette on line si aggirano intorno alla interessante percentuale media del 15 per cento, un risultato influenzato in particolar modo dagli editori che vendono solo o prevalentemente online. Le maggiori criticità del mondo editoriale, indicate a risposta multipla, sono invece individuate in carenze di struttura (25%), di capitali (60%), di produzione (25%), costi tipografici (30%), trasporti (50%), distribuzione (13%), promozione (13%), formazione (18%).
«In merito al ruolo della Regione – specifica Argiolas – gli editori in stragrande maggioranza ritengono inefficace la L.R. n. 22 perché priva di adeguate risorse e inapplicata in diversi capitoli, pur reputandola una buona legge che meriterebbe una revisione per renderla più conforme alle necessità del comparto».
Per quanto riguarda le proposte, pressoché tutti gli editori chiedono di consolidare nelle librerie indipendenti lo scaffale sardo e nelle librerie di catena una collocazione espositiva non ridotta ad uno spazio ghettizzante spesso denominato "Storia locale", che non riconosce il genere e l'importanza del singolo libro sempre più spesso meritevole di una collocazione centrale.
Non è mancato, nei commenti degli editori un riferimento esplicito allo spazio inadeguato riservato dai mass media regionali, con l'auspicio di una maggiore collaborazione soprattutto per i quotidiani.
Infine, il riferimento alla Mostra del Libro in Sardegna si caratterizza per un richiamo all'esigenza di una Fiera regionale dell'editoria sarda di alto livello, che dia la possibilità agli editori associati nell'AES di esercitare il proprio ruolo di operatori editoriali e culturali in senso lato.
Si pensi solamente al fatto che, nonostante la crisi, ancora oggi gli editori organizzano, ogni anno, ben cinquecento presentazioni di libri in tutto il territorio sardo e sempre più spesso anche nelle maggiori città italiane. Una base a partire dalla quale si potrebbe costruire un progetto di crescita culturale capace di fronteggiare lo spopolamento.
«L'auspicio dell'AES – nelle parole della presidente Castia – è quello di proseguire una strada di proficui scambi con la Regione e con tutti i soggetti pubblici e privati interessati e competenti, tesi a migliorare lo stato di salute dell'industria del libro in Sardegna».
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