OLBIA. "La Caritas non sta a guardare e non dorme di fronte ai problemi del nostro tempo", con queste parole -nel corso di una conferenza stampa- il vescovo della diocesi di Tempio Ampurias, Sebastiano Sanguinetti ha illustrato alcuni importanti progetti. Anche la diocesi di Tempio farà la sua parte nell'affrontare la grave situazione di emergenza dei migranti in fuga dai territori di guerra della Siria. Già a gennaio, infatti, la diocesi ospiterà in alcune strutture tra Olbia e Tempio cinque famiglie di siriani in fuga da Aleppo.
L'iniziativa, così come spiegato dal vescovo, è stata possibile grazie alla collaborazione della comunità di Sant'Egidio che ha aperto dei canali umanitari insieme al governo italiano per mettere in salvo, per quanto possibile, alcune famiglie in fuga dai territori in guerra. Mons.Sanguinetti ha evidenziato l'importanza dell'accoglienza in linea con quanto predicato dall'attuale pontefice nell'ottica della "misericordia" tema del giubileo appena trascorso.
"La nostra sarà un'accoglienza di accompagnamento -ha dichiarato il vescovo-. Non lasceremo da sole queste persone, in questo caso e per puro caso cattolici. Arriveranno dei bambini che hanno perso almeno uno dei genitori sotto le bombe e avvieremo l'inserimento delle famiglie nel tessuto sociale grazie a dei mediatori culturali, a dei corsi di lingua e i bambini saranno inseriti nelle scuole del territorio". La cosiddetta accoglienza intelligente, richiesta da più parti, sembra dunque tradursi oggi con l'attività della Caritas.
L'iniziativa, così come spiegato dal vescovo, è stata possibile grazie alla collaborazione della comunità di Sant'Egidio che ha aperto dei canali umanitari insieme al governo italiano per mettere in salvo, per quanto possibile, alcune famiglie in fuga dai territori in guerra. Mons.Sanguinetti ha evidenziato l'importanza dell'accoglienza in linea con quanto predicato dall'attuale pontefice nell'ottica della "misericordia" tema del giubileo appena trascorso.
"La nostra sarà un'accoglienza di accompagnamento -ha dichiarato il vescovo-. Non lasceremo da sole queste persone, in questo caso e per puro caso cattolici. Arriveranno dei bambini che hanno perso almeno uno dei genitori sotto le bombe e avvieremo l'inserimento delle famiglie nel tessuto sociale grazie a dei mediatori culturali, a dei corsi di lingua e i bambini saranno inseriti nelle scuole del territorio". La cosiddetta accoglienza intelligente, richiesta da più parti, sembra dunque tradursi oggi con l'attività della Caritas.
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