Olbia non dimentica l'alluvione del 2013 Stasera fiaccolata per non dimenticare

OLBIA. Tredici morti solo in Gallura, migliaia di persone sfollate, centinaia di case e di macchine distrutte dalla furia del fango e dell'acqua. Olbia non dimentica quel terribile 18 novembre di tre anni fa. Perché quella data è rimasta tatuata nell'anima della città che ancora oggi a distanza di tanto tempo porta i segni di quella devastazione. Questa sera una fiaccolata, organizzata da alcuni giovani olbiesi, ripercorrerà le vide del fango partendo dalla chiesa di Sant'Antonio per arrivare in via Belgio nei pressi di quel canale maledetto dove morirono una mamma e il piccolo figlio.

L'appuntamento è previsto per le 20.30. Il tutto per non dimenticare quel giorno dove andò tutto storto. Niente è stato come prima. Nemmeno la speranza che è stata seppellita dalla burocrazia e dai tempi lunghi. Ad oggi gli interventi per la messa in sicurezza della città sono in stallo. C'è stato il tempo di un'altra alluvione, quella del 2015 per peggiorare la situazione. Il contestatissimo piano Mancini, per la riduzione del rischio idrogeologico,  ancora non è stato avviato con un rimpallo comune-Regione che oggi ha portato al commissariamento per la realizzazione delle opere. Per non parlare dei cittadini ancora in difficoltà e delle opere mai ricostruite come strade e ponti.

A partire dalla strada di Monte Pino, ancora franata con quelle macchine inghiottite dalla terra ancora lì giù a ricordare la forza della natura e quelle tre vite spezzate troppo presto. Il tempo qui sembra essersi fermato. Nel frattempo la magistratura prosegue la via della "giustizia" per individuare le responsabilità del mancato allarme alla popolazione. Sul banco degli imputati ci sono Gianni Giovannelli, ex sindaco di Olbia e Alberto Ragnedda primo cittadino di Arzachena e molti altri funzionari e tecnici comunali accusati a vario titolo.

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