OLBIA. «Non serve la fretta, ma è necessario un confronto ampio e partecipato sulla nuova legge sul turismo all'esame della commissione regionale, che sia realmente preludio di una volontà concreta di cambiamento. Il testo in discussione non lascia intravedere nessun progetto integrato di "turismo sardo", ma prevede per lo più prescrizioni ed introduce norme che non vanno certo nel segno di modificare una legge quadro vecchia di più 30 anni. Ci si occupa più di disciplinare nuovi organismi e strutture anziché normare un mercato che è l'unico volano economico della Sardegna». E' quanto dichiarato dal Consigliere Regionale, Giuseppe Fasolino, in merito al testo unificato in materia di turismo che la V Commissione consiliare sta esaminando in questi giorni, intervenendo su una norma quadro che risale al 1984.
«Non si può pensare – incalza Fasolino – di riformare un settore così importante tralasciando il problema trasporti, bisogna creare le condizioni ottimali perché la gente arrivi in Sardegna e bisogna creare le opportunità perché abbia il piacere di fermarsi e soprattutto di ritornare. In questo senso non si può parlare di turismo sardo se non connesso a politiche regionali serie sui trasporti via mare e via aerea se non connesso a norme urbanistiche volte alla qualificazione dell'offerta turistica».
«Si introducono invece norme – prosegue Fasolino –che andrebbero intenzionalmente nella direzione di sfruttare al meglio il binomio golf-turismo commettendo però marchiani errori di previsione che vanno contro quelli che sono i principi cardini sui cui si fonda il successo del turismo golfistico mondiale. Si parla infatti di prevede strutture a 6 o 9 buche, mentre per portare turisti-golfisti servono campi a 18 buche e serve che l'isola possa contare su un ampio circuito golfistico di questo livello tale da consentire ai tour operator del golf di proporre il sistema Sardegna nella sua interezza e superare le difficoltà economiche in cui versano oggi alcune strutture sarde».
«Il turismo – conclude Fasolino - ha bisogno di programmazione e di certezze, ma ha soprattutto bisogno di leggi si settore che non ledano la principale fonte di sviluppo economico della nostra isola, in tal senso quindi ben vengano anche i richiami delle organizzazioni di categoria alle quali va ovviamente tutto il mio sostegno, non serve però voler licenziare frettolosamente una norma distante dalle reali necessità del comparto, perché poi recuperare gap e approntare correttivi ci allontanerebbe ancora di più da un mercato altamente competitivo».
«Non si può pensare – incalza Fasolino – di riformare un settore così importante tralasciando il problema trasporti, bisogna creare le condizioni ottimali perché la gente arrivi in Sardegna e bisogna creare le opportunità perché abbia il piacere di fermarsi e soprattutto di ritornare. In questo senso non si può parlare di turismo sardo se non connesso a politiche regionali serie sui trasporti via mare e via aerea se non connesso a norme urbanistiche volte alla qualificazione dell'offerta turistica».
«Si introducono invece norme – prosegue Fasolino –che andrebbero intenzionalmente nella direzione di sfruttare al meglio il binomio golf-turismo commettendo però marchiani errori di previsione che vanno contro quelli che sono i principi cardini sui cui si fonda il successo del turismo golfistico mondiale. Si parla infatti di prevede strutture a 6 o 9 buche, mentre per portare turisti-golfisti servono campi a 18 buche e serve che l'isola possa contare su un ampio circuito golfistico di questo livello tale da consentire ai tour operator del golf di proporre il sistema Sardegna nella sua interezza e superare le difficoltà economiche in cui versano oggi alcune strutture sarde».
«Il turismo – conclude Fasolino - ha bisogno di programmazione e di certezze, ma ha soprattutto bisogno di leggi si settore che non ledano la principale fonte di sviluppo economico della nostra isola, in tal senso quindi ben vengano anche i richiami delle organizzazioni di categoria alle quali va ovviamente tutto il mio sostegno, non serve però voler licenziare frettolosamente una norma distante dalle reali necessità del comparto, perché poi recuperare gap e approntare correttivi ci allontanerebbe ancora di più da un mercato altamente competitivo».
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