Di seguito riportiamo il comunicato integrale del gruppo "L'altra Sardegna" al proposito del trasporto per mare.
Se le "grandi reti di trasporto e di navigazione" non fossero materia "di legislazione concorrente" per la quale "spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato" (art. 117 Cost.), la Regione Sardegna potrebbe tutelare in via diretta il diritto alla mobilità dei sardi, senza più supplicare il Governo nazionaledi turno.
Una legge nazionale deve dunque stabilire dei principi che, una volta per tutte, consenta alla Regione Sardegna in che modo regolare i trasporti per mare.
Iniziamo a dire che il malcapitato sardo che intendesse raggiungere la penisola via mare, portando la propria auto, spenderebbe in questi giorni nella tratta Porto Torres - Genova e ritorno (viaggio per due con cabina, andata e ritorno) 865,98 euro con la compagnia Tirrenia (Cin). Una cifra, presumiamo, di grande favore per i sardi, posto che annualmente la Regione Sardegna corrisponde alla compagnia anzidetta la somma di 72 milioni di euro per una flotta di otto traghetti, distribuiti nei porti isolani. Ma un trattamento ancora più speciale dovremmo attendercelo ora che il 100% della Tirrenia è stato acquistato da Vincenzo Onorato, proprietario della Moby Lines. Un monopolio che non lascerebbe alternative. La Giunta regionale ha perciò presentato un ricorso; il deputato di Sel Michele Piras ha fatto invece un'interpellanza urgente al Governo Renzi subito liquidata adducendo che la competenza a pronunciarsi appartiene all'autorità garante per la concorrenza.
Al di là della pronuncia sull'eventuale abuso di posizione dominante da parte del nuovo acquirente della Tirrenia, resta la vergognosa, pilatesca assenza dello Stato nel definire una volta per tutte i principi base che regolino il trasporto per mare tra la Sardegna e la penisola.
Le giunte regionali succedutesi nei decenni non hanno mai trovato soluzioni coerenti coi fabbisogni e gli interessi reali dei sardi. Se le norme devono adattarsi alle esigenze dei cittadini, queste esigenze, però, vanno declinate in proposta organica partendo magari da alcune considerazioni: 1. Innanzitutto, garantire ai residenti in Sardegna (e ai nativi) lo spostamento in nave ad un costo ragionevole (quello che nella penisola si sostiene per percorrere in treno un'analoga distanza); garantire il trasporto delle merci affinché i relativi costi non penalizzino le imprese e la clientela sarde; favorire il turismo nell'Isola con costi di trasporto anch'essi accessibili; 2. La popolazione residente (circa 1,6 milioni) e il trasporto delle merci, probabilmente, non necessitano di una flotta di otto traghetti, né di navi particolarmente capienti; 3. Ipotizzando che il costo del noleggio di una nave comprensivo della spesa per il carburante si aggiri intorno ai quattro milioni di euro a stagione, l'impiego di tre navi (con due corse giornaliere) nei tre porti sardi (Cagliari, Porto Torres, e Olbia) costerebbe dodici milioni di euro l'anno, invece che settanta; 4. Se poi si decidesse di noleggiare navi meno grandi e meno costose delle attuali, da utilizzarsi anche come navi-scuola per gli studenti sardi dell'ultimo anno di alberghiero e di nautico, si conterrebbero ulteriormente le spese e si avvierebbe anche un investimento di carattere formativo e occupazionale; 5. le tre navi potrebbero riservarsi ai sardi residenti (e nativi) e alle imprese isolane, lasciando disponibili per i non residenti i posti che risultassero eccedenti i fabbisogni interni due giorni prima della partenza); 6. il tutto potrebbe essere gestito da una società a partecipazione regionale con rappresentanti degli istituti scolastici interessati, delle realtà produttive, delle associazioni di consumatori e della stessa Regione; 7. Una tale scelta non impedirebbe la presenza di società di navigazione soprattutto nella ragione estiva, meno esose, si spera, di quelle oggi sul mercato.
Se la classe politica nostrana non fosse lo specchio perfetto di questa nostra diffusa apatia e impotenza, avremmo risolto da decenni il problema. Ma lo zelo viene riservato ad altro, ad esempio, agli interessi dell'emiro di turno, senza mai risolvere in via definitiva un problema di questa portata.
Se le "grandi reti di trasporto e di navigazione" non fossero materia "di legislazione concorrente" per la quale "spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato" (art. 117 Cost.), la Regione Sardegna potrebbe tutelare in via diretta il diritto alla mobilità dei sardi, senza più supplicare il Governo nazionaledi turno.
Una legge nazionale deve dunque stabilire dei principi che, una volta per tutte, consenta alla Regione Sardegna in che modo regolare i trasporti per mare.
Iniziamo a dire che il malcapitato sardo che intendesse raggiungere la penisola via mare, portando la propria auto, spenderebbe in questi giorni nella tratta Porto Torres - Genova e ritorno (viaggio per due con cabina, andata e ritorno) 865,98 euro con la compagnia Tirrenia (Cin). Una cifra, presumiamo, di grande favore per i sardi, posto che annualmente la Regione Sardegna corrisponde alla compagnia anzidetta la somma di 72 milioni di euro per una flotta di otto traghetti, distribuiti nei porti isolani. Ma un trattamento ancora più speciale dovremmo attendercelo ora che il 100% della Tirrenia è stato acquistato da Vincenzo Onorato, proprietario della Moby Lines. Un monopolio che non lascerebbe alternative. La Giunta regionale ha perciò presentato un ricorso; il deputato di Sel Michele Piras ha fatto invece un'interpellanza urgente al Governo Renzi subito liquidata adducendo che la competenza a pronunciarsi appartiene all'autorità garante per la concorrenza.
Al di là della pronuncia sull'eventuale abuso di posizione dominante da parte del nuovo acquirente della Tirrenia, resta la vergognosa, pilatesca assenza dello Stato nel definire una volta per tutte i principi base che regolino il trasporto per mare tra la Sardegna e la penisola.
Le giunte regionali succedutesi nei decenni non hanno mai trovato soluzioni coerenti coi fabbisogni e gli interessi reali dei sardi. Se le norme devono adattarsi alle esigenze dei cittadini, queste esigenze, però, vanno declinate in proposta organica partendo magari da alcune considerazioni: 1. Innanzitutto, garantire ai residenti in Sardegna (e ai nativi) lo spostamento in nave ad un costo ragionevole (quello che nella penisola si sostiene per percorrere in treno un'analoga distanza); garantire il trasporto delle merci affinché i relativi costi non penalizzino le imprese e la clientela sarde; favorire il turismo nell'Isola con costi di trasporto anch'essi accessibili; 2. La popolazione residente (circa 1,6 milioni) e il trasporto delle merci, probabilmente, non necessitano di una flotta di otto traghetti, né di navi particolarmente capienti; 3. Ipotizzando che il costo del noleggio di una nave comprensivo della spesa per il carburante si aggiri intorno ai quattro milioni di euro a stagione, l'impiego di tre navi (con due corse giornaliere) nei tre porti sardi (Cagliari, Porto Torres, e Olbia) costerebbe dodici milioni di euro l'anno, invece che settanta; 4. Se poi si decidesse di noleggiare navi meno grandi e meno costose delle attuali, da utilizzarsi anche come navi-scuola per gli studenti sardi dell'ultimo anno di alberghiero e di nautico, si conterrebbero ulteriormente le spese e si avvierebbe anche un investimento di carattere formativo e occupazionale; 5. le tre navi potrebbero riservarsi ai sardi residenti (e nativi) e alle imprese isolane, lasciando disponibili per i non residenti i posti che risultassero eccedenti i fabbisogni interni due giorni prima della partenza); 6. il tutto potrebbe essere gestito da una società a partecipazione regionale con rappresentanti degli istituti scolastici interessati, delle realtà produttive, delle associazioni di consumatori e della stessa Regione; 7. Una tale scelta non impedirebbe la presenza di società di navigazione soprattutto nella ragione estiva, meno esose, si spera, di quelle oggi sul mercato.
Se la classe politica nostrana non fosse lo specchio perfetto di questa nostra diffusa apatia e impotenza, avremmo risolto da decenni il problema. Ma lo zelo viene riservato ad altro, ad esempio, agli interessi dell'emiro di turno, senza mai risolvere in via definitiva un problema di questa portata.
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