Venti di tempesta sulla Flotta sarda
Ue chiede la restituzione di 10 milioni

Cappellacci contrattacca: «L'Europa è in mano alle lobby private»

di Antonio Muglia

CAGLIARI. Per la Saremar tira aria brutta, bruttissima. I venti di burrasca si sono abbattuti sulla compagnia di navigazione regionale stamattina quando la Commissione europea ha fatto cadere un fulmine da 10,8 milioni di euro, soldi che dovrà restituire dopo averne avuto poco più di sei nel 2011 e nel 2012 per la creazione della flotta sarda, il progetto fortemente voluto dal governatore Ugo Cappellacci per combattere quelli che vennero definiti "i signori del mare" - cioè le grandi compagnie di navigazione - e i loro prezzi stellari. Ebbene, secondo l'organo dell'Unione europea, quei fondi sono incompatibili con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato e la Saremar avrebbe quindi goduto di un indebito vantaggio economico sui propri concorrenti. La storia della flotta sarda inizia nell'estate del 2011 quando vennero presi a noleggio due traghetti, battezzati coi nomi Scintu e Dimonios, che operarano a tariffe ridotte sulla Golfo Aranci-Civitavecchia e sulla Porto Torres-Vado Ligure. L'operazione non fu solo economica, ma anche e soprattutto politica, con il governatore Cappellacci che si spese in prima persona per offrire a tutti i costi ai sardi dei prezzi calmierati per arrivare in continente. Eppure le cose, secondo il vice presidente della commissione europea Joaquin Almunia, non sono state cristalline. "Gli Stati membri e le autorità regionali - ha osservato Almunia, incaricato della politica della concorrenza - sono senz'altro liberi di finanziare servizi di generale interesse economico. Tuttavia, come previsto dalle regole dell'Ue, ciò dev'essere fatto in maniera trasparente, sulla base di oneri di servizi pubblico chiaramente definiti".

Ecco dunque il punto: la Saremar ottenne dalla Regione 6,1 milioni di euro per finanziare l'operazione flotta sarda, e ora la Commissione ha imposto all'Italia di recuperare la somma dalla compagnia di navigazione, concludendo anche che nessun privato avrebbe accettato di investire così tanto nelle condizioni di mercato di allora, quindi quell'iniezione di capitale nelle casse della compagnia di navigazione regionale deve considerarsi "aiuto di Stato". Secondo l'Ue, i due collegamenti marittimi attivati nel 2011 non erano in linea con le normative comunitarie sui servizi economici d'interesse generale, in quanto l'operazione non prevedeva alcun meccanismo di compensazione per eventuali oneri di servizio pubblico né alla Saremar questi ultimi erano stati imposti all'atto dell'affidamento dell'incarico di avviare i nuovi collegamenti marittimi. Infine, la Commissione ha anche preso atto del fatto che due lettere di patrocinio firmate dalla Regione Sardegna, a sostegno dell'attività della Saremar non garantivano alcuna obbligazione finanziariad'impresa e, perciò, non costituivano un aiuto di Stato. Peraltro, secondo le conclusioni raggiunte dall'indagine Ue, le attività di promozione della compagnia di navigazione (una delle compagnie regionali dell'ex gruppo Tirrenia prima che fosse trasferita alla Regione), erano state effettuate ai prezzi di mercato.

Durissime, come si poteva immaginare, le reazioni degli avversari politici di Cappellacci,impegnati come l'attuale governatore nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Mauro Pili di Unidos ha parlato di "una poiltica sui trasporti improvvisata e fallimentare", mentre Silvio Lai del Pd ha commentato su Twitter "Floptola sarda fulminata da Ue. Prima Stato patrigno, ora Europa matrigna? Fare cose lecite non sarebbe meglio?". Dall'altra parte della barricata invece Salvatore Deidda, portavoce dei Fratelli d'Itali, che commenta "i burocrati della Ue che sanno solo sanzionare". Ugo Cappellacci, che ha convocato una conferenza stampa proprio in queste ore, ha voluto lanciare uno sferzante messaggio su Twitter: "L'Europa in mano ai burocrati e alle lobby private. Non ci arrendiamo, andiamo avanti a combattere per EU dei cittadini".


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