LA MADDALENA. "Gli stavo a pochi metri, durante i processi a suo carico. Un uomo, freddo, schivo e di poche parole, parlava solo con i suoi avvocati che negli anni si sono succeduti. L'ufficiale delle SS Erich Priebke metteva i brividi. Ha sempre dichiarato nelle sue testimonianze di aver eseguito degli ordini. Non si è mai pentito, era un nazista fedele a quegli assurdi ideali e lo è stato fino alla fine sostenendo tesi negazioniste. Il capitano poteva agire diversamente e invece è andato ad eseguire una carneficina di 335 persone il 24 marzo del 1944". Giancarlo Maniga, nato a La Maddalena nel 1937, avvocato di parte civile contro Erich Priebke, ha seguito fin dall'inizio il doppio processo, il primo era stato annullato dalla cassazione. Il legale racconta l'uomo che oggi, anche da morto, continua a far discutere e a lacerare ferite ancora aperte di una storia recente e, in alcuni casi purtroppo dimenticata.
Fiumi di parole e di immagini stanno riempiendo i giornali e le televisioni di tutto il mondo. Nessuno vuole quel cadavere e non si sa ancora dove verrà seppellito. Il no dell'Argentina, paese dove il boia delle Fosse Ardeatine si è rifugiato e nascosto per più di 40 anni; il no di Roma per voce del sindaco, e della comunità ebraica della capitale, il no del comune di Pomezia dove si era pensato di seppellirlo vicino ad altri soldati tedeschi. La stessa Germania, per voce del suo ministro degli esteri, oggi ha fatto sapere di non aver ricevuto nessuna richiesta ufficiale pur riconoscendo la cittadinanza tedesca del capitano delle SS. Anche la città d'origine di Priebke, Henningsdorf, per motivi apparentemente burocratici, ha detto no. "Quel suo avvocato Giachini era il tirapiedi di Priebke e oggi non può che fare i suoi interessi. Nel tempo si sono alternati diversi legali difensori compreso il conosciutissimo Carlo Taormina. Si pensi che in primo grado, il tribunale militare aveva deciso che il reato era prescritto, poi la Cassazione annullò tutto e si dovette ricominciare da capo, con la condanna all'ergastolo e la pena da scontare ai domiciliari per l'età avanzata. E' stato un processo lungo e complicato con la difficoltà dell'estradizione.
Secondo l'avvocato maddalenino, la situazione, comunque, sta diventando grottesca: "Io credo che si debba trovare una soluzione al più presto. Il rischio è che, così facendo, si crei un mito per tutti quei pazzi che ancora oggi, spinti dall'ignoranza, credono in certi ideali folli. Penso sia necessario svolgere una funzione in forma privata, come richiesto e indicato dal vicariato del Vaticano e seppellire Priebke fuori Roma".
Tra gli assistiti di Maniga, c'erano Giulia Spizzichino ebrea romana, figlia di un commerciante di stoffe trucidato da Priebke insieme ad altri sei componenti della famiglia e Rosetta Stame, figlia di Ugo Stame, torturato e ucciso insieme agli altri 335. "Con loro sono rimasto ancora in contatto, ci sentiamo. Quel dolore non è possibile cancellarlo. Ma il ricordo aiuta ad andare avanti e così la signora Rosetta, sapendo della mia grande passione per la musica, mi ha regalato un nastro dove erano incise delle arie di Giuseppe Verdi, cantate dal padre che era un grande tenore lirico. L'ho molto apprezzato. Credo però che questi siano giorni di grande sofferenza per loro", ha proseguito Maniga che ha, poi, ricordato come il risarcimento danni, da lui seguito, fosse stato riconosciuto, ma mai messo in atto.
Qualche anno fa la Germania se ne è lavata le mani, con la sentenza inappellabile della Corte Internazionale dell'Aja che aveva stabilito che non vi fosse continuità tra il Terzo Reich e la Repubblica Federale Tedesca. Secondo la sentenza, la Germania, risulta essere protetta dalle eventuali richieste di risarcimenti per i crimini nazisti, grazie alla Convenzione per la soluzione pacifica delle controversie, adottata dai membri del Consiglio d'Europa il 29 aprile 1957 e ratificata dall'Italia il 29 gennaio 1960. L'avvocato Giancarlo Maniga, figlio di un noto magistrato sassarese, addirittura approdato alla Corte di Cassazione di Roma, oggi lavora a Milano ed è stato anche avvocato di parte civile nel processo sui desaparecidos italiani durante la dittatura in Argentina che ha portato alla condanna dei generali Suarez Mason e Riveros.
Maniga è approdato al processo Priebke, perché l'allora presidente dell'associazione nazionale vittime martiri caduti, Giovanni Gigliozzi gli chiese di assistere i parenti delle vittime delle Fosse Ardeatine. Gigliozzi conosceva l'impegno dell'avvocato maddalenino nelle cause contro i militari argentini e sapeva di essersi messo nelle mani migliori. E così è stato. Maniga ha seguito i suo assistiti per tutta la durata del processo, arrivando alla sentenza di condanna del capitano delle SS. Oggi, l'avvocato sardo è impegnato con il processo Condor che si sta svolgendo in questi giorni, sui desaparecidos sudamericani davanti al GUP di Roma. Ma appena può, tra un'udienza e l'altra, Giancarlo Maniga viene in Sardegna, dove ha casa e parenti a La Maddalena e a Sassari. Molto impegnato anche per i temi ambientali, è stato uno dei creatori del Parco naturale della Maddalena.