OLBIA. 200 scatti per viaggiare in un mondo, in bilico tra il bianco e il nero e il colore, violentato dalle guerre e dalla dimenticanza dell'occidente. Il tutto in religioso silenzio davanti ad un pubblico di una cinquantina di persone. Ieri pomeriggio, al civico 34 di corso Umberto a Olbia, nell'ambito del festival popolare della fotografia, il grande fotoreporter Francesco Cito, 64 anni originario di Napoli, si è raccontato attraverso i suoi lavori e le sue storie. La sua vità è racchiusa in quelle pellicole. Questo per dimostrare, come afferma il fotografo, che non ancora tutto è stato digitalizzato. Afghanistan, Libano, prima guerra del Golfo, Bosnia e Kosovo lo hanno consacrato il re delle immagini fotografiche portandolo a conquistare due volte il World Press Photo. "Oggi, ha affermato Cito, quei territori sono completamente cambiati ed è diventato molto problematico fare il nostro lavoro in quelle zone. Non esiste più alcun tipo di rispetto". Il fotoreporter napoletano è l'esempio di come ce la si possa fare quando si desideri davvero una cosa. Da piccolo voleva fare il prete, ma cambiò presto idea quando, in prima media, dalle suore ricevette le prime bacchettate sulle mani per il suo carattere irruento.
Da piccolo furono le immagini e le storie della leggenda dell'alpinismo italiano Walter Bonatti, stampate sul glorioso settimanale Epoca, a farlo innamorare del viaggio. Da allora Cito ha inseguito il suo sogno, prima a Londra come lavapiatti, i primi soldi, la prima macchina fotografica e i primi servizi di concerti come il Santana Tour e poi l'approdo al Sunday Times di Londra che lo ha lanciato nello spazio dei giganti della fotografia.
"Gli inglesi mi chiesero come primo report di portargli las storie dei contrabbandieri napoletani, io accetttai subito l'incarico, sarei tornato a casa, conoscevo tutti. Per un mese, ho bevuto 25 caffè al giorno, senza scattare una foto allacciando però i rapporti con i camorristi che gestivano il traffico. Alla fine sono riuscito a salire sui motoscafi dei contrabbandieri e portare a casa il servizio". Fu dunque, proprio la sua città, Napoli a regalargli il passaporto che, poi, lo avrebbe portato ad essere uno dei migliori fotoreporter di guerra al mondo.
Francesco Cito è molto legato alla Sardegna, ci viene dalla metà degli anni '90 e ha raccontato attraverso le sue foto il periodo buio dei rapimenti. Oggi è ritornato sull'isola per descrivere alcuni itinerari fuori dai percorsi turistici. Grande soddisfazione da parte del padrone di casa e organizzatore del festival Marco Navone: "Le foto di Cito hanno un'efficacia straordinaria. Grazie a lui sono riuscito a centrare anche il tema del festival. Parte delle immagini sono presentate nella nostra mostra e questo rende davvero altissimo il livello. Sono contento poi per la risposta della città che come al solito quando stimolata con eventi culturali di livello risponde sempre con una presenza attiva". Non sono mancate, infatti, al termine dell'incontro le domande dei curiosi e degli estimatori di Cito. Questo pomeriggio, alle 18.30, sempre in corso Umberto il fotografo naturalista Deminco Ruiu, sarà il protagonista dell'ultimo incontro del festival "Storie di un attimo".