OLBIA. E' proprio il caso di dirlo: Olbia per sei giorni è diventata il centro del mondo, almeno per gli appassionati di moto. Tra una gara e l'altra della Six Days of Enduro, ecco che ieri sera è spuntato un grande campione del motociclismo. Giacomo Agostini, quindici titoli mondiali portati a casa e dodici volte vincitore del Tourist Trophy, non poteva mancare all'evento che sta animando la città e tutta la Gallura. Davanti ad un pubblico numerosissimo e attento che si è recato al Museo Archeologico di Olbia, Agostini ha presentato un libro fotografico in cui è racchiusa la sua vita, la sua più grande passione e le sue vittorie. Certo, non bastano queste 300 pagine per descrivere appieno ciò che Giacomo Agostini è stato. Da grande campione qual'è, Agostini oltre a parlare si sé e delle sue avventure, ha ricordato con grande affetto anche i suoi colleghi ed avversari. E' stata una presentazione di un libro insolita e coinvolgente quella di ieri sera. Agostini si è aperto e con la grande umiltà che lo caratterizza, ha risposto a quanti, tra il pubblico, hanno avuto il piacere e l'onore e fargli una domanda, magari proprio quella che da tanto tempo sognavano di fare al loro idolo. A guidare il campione durante la serata, è stato Mario Donnini, firma di Autosprint, autore di "Les Mans" e "Tourist Trophy" e ora, autore del libro fotografico su Giacomo Agostini.
"A casa, rovistando tra le mie cose, ho trovato tantissime foto ed è subito nata l'idea di racchiuderle in un libro. Ecco com'è nato questo volume". Alla domanda su qual'è la gara che più lo ha emozionato e che ricorda con maggiore piacere, il campione Agostini ha semplicemente aperto due bottoni della camicia che indossava ieri sera e ha tirato fuori una catenina con appesa una medaglia. "E' la medaglia del primo titolo mondiale, ce l'ho sempre al collo da allora. Da piccolo - ha raccontato Agostini - sognavo di vincere una gara o due, niente di più, ma quando ho vinto il titolo mondiale a Monza davanti ad un pubblico di 150 mila persone, al mio pubblico, mi sono reso conto che non mi volevo più fermare. A dir la verità, lì per lì, non mi sono reso conto di quello che mi stava succedendo. Solo il mattino successivo, quando ho aperto i giornali e ho letto e visto le foto, ho realizzato quello che mi stava capitando. E pensare che mio padre mi diceva di studiare, di andare a scuola e fare il ragioniere. Con i miei genitori è stata una lotta; a 18 anni potevi iniziare a gareggiare, ma solo con il consenso dei genitori, poi a 21 anni ho iniziato ad andare da solo, perché quello era il mio destino". Ed era veramente questo, le moto, le gare, le continue sfida da vincere, il destino di Giacomo Agostini, lui che continua ad essere un esempio per i giovani piloti e per appassionati di sempre.