BERCHIDDA. E' un palinsesto fitto di appuntamenti a caratterizzare anche la giornata di oggi del Time in Jazz, il festival diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, e in altri centri del nord Sardegna, che da giovedì 8, e fino a venerdì 16, vive la sua ventiseiesima edizione.
La musica comincia alle 11 nella chiesetta di Santa Lucia a Mores, il paese a una quarantina di chilometri da Sassari, con un piano solo di Django Bates che prende in prestito il titolo da un suo album del 1994: "Autumn fires (and green shots)". Con inizi da autodidatta, il pianista e compositore inglese è stato una figura di primo piano nella rinascita del jazz europeo degli anni Ottanta. Con un approccio al genere ritmicamente incalzante, pieno di fascino melodico e allo stesso tempo giocoso, ha da sempre accentuato il gioco in forma di spettacolo, con grande libertà inventiva; non a caso, viene soprannominato dalla stampa italiana "il Monty Python del jazz", per via del sottile sense of humour che unisce alla sua grande tecnica musicale. Django Bates, che ritorna a Time in Jazz a sedici anni di distanza dalla sua prima (e unica) apparizione al festival sardo (in quell'occasione alla testa del gruppo Human Chain), e dopo quattro di assenza dall'Italia, sarà anche sul palco di Piazza del Popolo a Berchidda la sera di Ferragosto, prima della festa finale, con il suo trio Django Bates' Belovèd.
Altro piano solo nel pomeriggio: protagonista l'americano John Medeski che all'indomani della sua performance con la premiata ditta Medeski Martin & Wood sul palco di Berchidda, si propone alle 18 al Parco eolico "Sa Turrina manna", nei pressi di Tula, in una dimensione più introspettiva e meditativa: la stessa che si può apprezzare nel suo recente album da solista d'esordio, "A Different Time". Il pianoforte di Medeski si sveste dei panni di frullatore di stili, ritmi e stati emozionali – rintracciabili nel sound del trio Medeski Martin & Wood – per esplorare la natura primigenia dei pensieri e dei sentimenti.
In serata, i riflettori si accendono come sempre alle 21.30 sul palco centrale del festival in piazza del Popolo a Berchidda: al centro della scena Joshua Redman con il suo quartetto formato da Aaron Goldberg al pianoforte, Reuben Rogers al contrabbasso e Greg Hutchinson alla batteria.
Il gruppo si è formato nel 1998 e ha debuttato, a livello discografico, due anni dopo con "Beyond". L'interplay dinamico e l'insolito rapporto di questo gruppo ispirarono Redman a scrivere e registrare la sua prima composizione lunga, "Passage of Time", pubblicata nel 2001. Joshua Redman si distingue, da oltre vent'anni, come uno dei sassofonisti più originali del jazz internazionale. Figlio d'arte (il padre era il famoso sassofonista Dewey Redman) e musicista sin da quando era bambino (ha iniziato a suonare il sax tenore a 10 anni), Redman si è imposto, da sempre, per uno stile emozionale, trascinante, istintivo e impeccabile.
Poi, intorno alla mezzanotte, in piazza Funtana Inzas suona la banda di Berchidda, la "Bernardo De Muro" diretta dal flicornista Luciano Demuru. La storica "palestra" del giovane Paolo Fresu, proprio quest'anno, ha tagliato il traguardo del primo secolo di vita. Nata nell'estate del 1913 per volontà del parroco don Pietro Casu, ebbe da subito il nome del famoso tenore tempiese ed esordì in pubblico per la prima volta nel 1914 sotto la bacchetta del maestro Nuvoli di Bosa. Domani notte, insieme a Luciano Demuru daranno fiato ai loro strumenti Chiara Perinu e Elisa Pinna ai flauti traversi, Piero Uleri, Raffaele Apeddu, Francesca Chirigoni, Stefania Brianda, Luigi Meloni, Marika Pinna, Sofia Pudda, Giuseppe Casu, Francesco Fois e Tore Fois ai clarinetti, Antonella Nieddu al sax soprano, Stefania Modde e Michele Achenza al sax contralto, Fausto Sanna al sax tenore, Domenico Delrio alla tromba e al flicorno soprano, Gabriele Brianda al flicorno soprano, Davide Laconi, Giannetto Crasta e Luca Chirigoni ai flicorni contralti, Piero Fresu al trombone e alla batteria, Andrea Vargiu al flicorno tenore, Giovanni Addis al trombone, Giuseppe Casula e Graziano Desole al flicorno baritono (bombardino), Marco Pudda al basso in Mib, Nino Sini al basso in Fa, Ninnio Fresu e Ezio Desole alle grancasse, Sergio Meloni ai piatti e Giovanni Gaias alla batteria.
Al Centro Laber prosegue la programmazione del Time Out: domani notte è il turno di Menion, al secolo Stefano Ferrari, musicista di origine sarda, ma di base a Berlino, che mescola elettronica, glitch hop, ambient e post-rock. La sua formazione attraversa forme ed espressioni musicali differenti, dal diploma in chitarra classica e in Musica e Nuove Tecnologie allo studio della chitarra elettrica e all'approfondimento dei linguaggi dell'improvvisazione. Il suo progetto solistico, caratterizzato da un sound incentrato sulla chitarra, passa attraverso diversi strumenti e processi elettronici, per trasformarsi in una dimensione astratta, con nuove forme e colori, in cui si realizza a pieno la sua personalità artistica.
Come ogni giorno, sono tanti gli appuntamenti collaterali alla musica. A mezzogiorno, spazio alla letteratura con "Winebook", la serie di presentazioni editoriali ospitate dai bar di Berchidda: l'ultimo incontro è al Bar Centrale con Claudio Loi e il suo ultimo libro edito da Aipsa, "Glocal Jazz".
Nell'ambito delle iniziative di Green Jazz (il progetto di Time in Jazz a favore dell'ambiente), i cortili di Casa Sanna a Berchidda ospitano due laboratori educativi per bambini: in mattinata, alle 10.30, "Chicchi di pane e altre storie", a cura del tecnologo alimentare Giusi Acunzo approfondirà il discorso sugli alimenti locali e di qualità e l'importanza del gusto nelle prime fasi della crescita. I bambini saranno coinvolti nel riconoscimento dei prodotti caratteristici dei nostri territori e nella valutazione del gusto, imparando qualche piccola nozione di base sulle proprietà dei prodotti considerati. Nel tardo pomeriggio (18.30), ultimo appuntamento con i laboratori educativi a cura dell'Area marina protetta di Tavolara Punta cavallo, dedicati ai bambini a partire dai 5-6 anni, che domani saranno coinvolti nella "Tombola di Tavolara", un gioco per conoscere le specie che popolano quell'area protetta.
A Tula, inoltre, prima dell'esibizione di John Medeski, proseguono le degustazioni e gli assaggi di pane proposti da "Sentieri di...pane", l'iniziativa di Green Jazz dedicata alla valorizzazione dei prodotti enogastronomici locali di filiera.
Al Centro Laber di Berchidda, invece, sono aperte, con orario continuato da mezzogiorno all'una di notte, le mostre del P.A.V., il Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu: una finestra sull'arte contemporanea nazionale e internazionale con una ricca proposta di iniziative ed eventi espositivi quest'anno incentrati in particolare sull'omaggio all'artista Maria Lai e sul "Quinto elemento", leitmotiv di questa edizione numero ventisei di Time in Jazz.
Continuano poi le proiezioni della rassegna di film e documentari "Niente è come sembra", curata dal regista Gianfranco Cabiddu, che, attraverso il cinema, esplora il tema del "Quinto elemento" secondo l'accezione del divino, il territorio dell'inspiegabile che fin dalle origini ha attratto l'uomo. A partire dalle 16.30, appuntamento al Cinema Comunale di Berchidda con "The Cat, the Reverend and the Slave", film francese di Alain Della Negra e Kaori Kinoshita (2010), che attraverso un incontro di tre comunità di quell'universo virtuale che è "Second Life" – Furries, Goreani e Cristiani evangelici – mette in discussione la sostanza della vita reale e di quella virtuale.