Roma, 6 mar. (Adnkronos Salute) - Guerre, rapimenti di cooperanti all'estero, crisi economica galoppante, naufragi di navi da crociera. Le brutte notizie la fanno da padrone in televisione, dove le storie a lieto fino sono ormai sporadiche e relegate in coda ai tg o nei talk show pomeridiani. Troppo poche. "Un'esposizione mediatica che raggiunge il cervello e lo induce ad avere principalmente due reazioni: una di indifferenza, con la perdita di empatia e compassione, un metodo difensivo per mantenere l'equilibrio. E un altro che 'assorbe' le negatività sviluppando ansia, insicurezza sino a depressione e attacchi di panico". Lo sostiene Giorgio Maria Bressa, psichiatra a Roma e docente di Psicobiologia del Comportamento presso l'Università Pontificio Ateneo Salesiano di Viterbo. "Una civiltà interconnessa e altamente informata - dice l'esperto - non può sottrarsi facilmente a questo 'blob' di informazioni negative. Si crea così un 'umore collettivo', sulla scorta del modello dell'inconscio ipotizzato da Jung, che si instaura e si propaga proprio come un virus. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un aumento verticale delle richieste di aiuto per disturbi d'ansia generalizzata e per i suoi eventi più acuti, gli attacchi di panico. La gente sente un continuo senso di perdita, di stress, paura per il futuro che appare poco certo. Riscontro continuamente sentimenti amari, di perdita di fiducia e di speranza che possono gettare le basi della depressione". Gli attacchi di panico si manifestano con una paura intensa senza una causa particolare e durante lo svolgimento di normali attività quotidiane: guidando o al lavoro, a casa o in qualsiasi altra situazione. Respirazione accelerata, tremori, sudorazione profusa, nausea, palpitazioni dolore al petto, sensazione di immobilità e morte imminente e perdita delle facoltà mentali li caratterizzano. "Se non trattato - spiega lo psichiatra - il disturbo porta a un ritiro graduale dalla vita sociale e a un decadimento della qualità di vita, situazioni che ho descritto nel libro 'Mi sentivo svenire' edito da Ipoc (Italian Path of Culture). La salute mentale - conclude - dovrebbe essere considerata un diritto. Destinare maggiori risorse a questo settore avrebbe ripercussioni positive su molti settori della vita sociale".