(AdnKronos) - Nel Mezzogiorno, rileva ancora il sindacalista, "i dati attestano che l’occupazione avrebbe anche ripreso a crescere, ma trattasi di posti di lavoro precari mentre ancora mancano 300.000 posti di lavoro per raggiungere i già bassi livelli occupazionali pre-crisi. Preoccupa in particolare l’andamento del dato sulla povertà che registra una presenza non più soltanto nelle famiglie con componenti in stato di disoccupazione, ma riguarda anche nuclei il cui capofamiglia è occupato o in pensione". Pesa su tutto, spiega Ganga, "il lavoro non regolare e il basso tasso di trasformazione del lavoro dal tempo determinato all’indeterminato. Prosegue il perdurare della condizione di stallo demografico acuito ulteriormente dall’incidenza delle migrazioni caratterizzatesi sulla popolazione giovanile ad alto tasso di scolarizzazione. Si va via, non solo perché non si trova lavoro, ma anche per i divari del sistema dei servizi, che, secondo il dato Svimez, soltanto in Basilicata e Abruzzo presentano livelli di assistenza essenziali adeguati". Per la Cisl, aggiunge, "occorre rompere l’attendismo e concertare immediatamente con il Governo un piano articolato che punti alla ripresa del Paese fondata su sinergia, innovazione, adeguamento delle infrastrutture compreso il rafforzamento delle reti digitali ma soprattutto insistendo su una lotta decisa ai generatori delle diseconomie. Il Mezzogiorno dovrà poter contare nella ripresa degli investimenti, la conferma degli incentivi per l’occupazione a tempo indeterminato, lo sblocco della progettualità inserita all’interno dei patti sottoscritti negli anni scorsi fra Stato e regioni del Sud".