Firenze, 23 apr. (AdnKronos Salute) - "La scuola è un'istituzione, non poteva che applicare le regole. Si tratta di provvedimenti punitivi, che servono a sottolineare la gravità dei comportamenti dei ragazzi, ma che da soli non bastano. Occorre che capiscano il loro errore, che ci riflettano, che ascoltino e vengano ascoltati". Lo afferma il presidente dell'Ordine degli Psicologi della Toscana, Lauro Mengheri, dopo le punizioni comminate ai ragazzi per l'episodio di bullismo in classe accaduto a Lucca, con tre bocciature e tre sospesi."La psicologia da tempo ci ha insegnato che l'apprendimento passa da canali espliciti e impliciti. Quindi occorre un’azione congiunta di informazione e formazione ai valori, ma anche che i ragazzi vedano questi valori nella società e nelle persone che li circondano - aggiunge Mengheri - Certe dinamiche non si verificano se non c’è un pubblico, se non ci sono intorno persone che guardano e permettono che accada, a volte in silenzio, a volte incitando, a volte ridendo. Non è quindi un problema del singolo alunno, ma una dinamica di gruppo che si autoalimenta". "La psicologia ci dice che le persone in gruppo si comportano in maniera diversa - spiega Mengheri - e che, se nel gruppo sono autorizzati certi comportamenti negativi, persone che in altri contesti non lo farebbero mai tirano fuori il peggio di sé"."Ribadiamo, quindi, la necessità della figura dello psicologo a scuola, un esperto di queste dinamiche sociali e individuali, che collabori col dirigente nella progettazione di interventi efficaci, che non si limitino a singoli progetti occasionali o a qualche ora di sportello di ascolto - conclude Mengheri - La psicologia deve essere presente a scuola a tutto tondo, non solo nei momenti di emergenza come questo, per la progettazione di un percorso didattico che sia anche formazione personale per la vita e per il benessere".