Al via il recupero dello yacht Atina a Olbia: Si ripete lo schema della Costa Concordia

di Davide Mosca
OLBIA. Il sistema utilizzato per il recupero sarà lo stesso utilizzato per la Costa Concordia. La prossima settimana prenderanno il via le operazioni di recupero dello yacht Atina, affondato il 10 agosto scorso a largo di Marina Maria a seguito di un devastante incendio scoppiato a bordo. Le fiamme, che hanno avuto origine nella zona poppiera, si sono rapidamente propagate al resto dell'imbarcazione, portandola a inabissarsi. Come dichiarato durante una conferenza stampa, il recupero seguirà un piano simile a quello adottato per la rimozione della Costa Concordia, al largo dell'Isola del Giglio, nel 2012. Le operazioni di allestimento del pontone sono già state avviate e vedranno coinvolti fino a 50 professionisti tra tecnici, sommozzatori, rimorchiatori e agenzie marittime. Saranno impegnate squadre diverse in momenti specifici della giornata, con un numero variabile di operatori in mare che potrà raggiungere le venti persone. Un'indotto più ampio comprenderà circa una trentina di altre figure professionali, sottolineando la complessità e la portata dell'intervento.

Nel corso della conferenza stampa, il Direttore Marittimo della Sardegna Nord, Capitano di Vascello Gianluca D'Agostino, ha evidenziato l'importanza della rapidità e della precisione di questo intervento: «La presenza del relitto è motivo di grande apprensione, dato che si trova in un angolo di mare a cui tutti siamo affezionati e attenti. Pur essendo passato del tempo dall'incidente, non abbiamo mai perso di vista l'obiettivo di rimuovere il relitto, considerando le numerose complessità tecniche e burocratiche che richiedono un'attenta pianificazione e coordinamento tra tutte le parti coinvolte. Prima di procedere con il recupero, è stata data priorità alla sicurezza ambientale. Il 28 agosto scorso sono iniziate le operazioni per la rimozione del carburante dallo yacht, un processo che si è concluso il 29 agosto con l'estrazione di 31.120 kg di combustibile, minimizzando così i rischi di inquinamento marino. Sono state eseguite anche operazioni di pulizia delle spiagge vicine per rimuovere i detriti che potevano essere stati portati a riva. Dal punto di vista tecnico, la strategia per sollevare il relitto dallo specchio d'acqua prevede l'uso di una piattaforma sovradimensionata, simile a quella impiegata per la Costa Concordia. Lo yacht, lungo 47 metri, si trova adagiato a una profondità compresa tra sei e otto metri. Prima di sollevarlo, sarà necessario raddrizzarlo attraverso l'uso di apposite cinghie, che verranno posizionate lungo la chiglia dell'imbarcazione, punto più solido della struttura. Successivamente, il relitto verrà sollevato grazie a una gru montata sul pontone.

Un piano di intervento dettagliato per prevenire l'inquinamento

Il Capitano D'Agostino ha chiarito che non ci sono più rischi di natura ambientale legati a fuoriuscite di liquidi, ma permane l'attenzione per i potenziali pericoli dovuti a detriti solidi. È stato quindi sviluppato un piano anti-inquinamento che prevede campionamenti prima e dopo le operazioni di recupero, al fine di monitorare l'impatto sull'ambiente e garantire che i fondali rimangano intatti, inclusa la preziosa Posidonia oceanica. Durante la fase più delicata, ovvero il sollevamento dell'imbarcazione, le acque all'interno dello scafo verranno aspirate e contenute per evitare dispersioni.

Tempistiche e aspetti economici


«Se le condizioni meteo saranno favorevoli - ha proseguito il Direttore marittimo - , la prossima settimana inizieranno le operazioni di posizionamento del pontone sul sito dell'affondamento. Si prevede che l'intero processo di recupero, inclusa la messa in sicurezza dell'imbarcazione e il trasporto verso Olbia per il successivo smaltimento, duri circa due o tre giorni. A Olbia, lo yacht sarà successivamente preparato per essere trasferito sulla penisola per il trattamento definitivo dei materiali.

La società incaricata, Seabig, con la collaborazione locale di Olbia Shipping, ha già iniziato la mobilitazione delle attrezzature dieci giorni fa. Il Dottor Biggio, rappresentante della società, ha sottolineato la rapidità dei tempi: "Anche se possono sembrare lunghi, due o tre mesi di preparazione hanno richiesto un grande lavoro di coordinamento con la direzione marittima, che ha velocizzato l'iter autorizzativo in tempi record."

Il valore dell'operazione è significativo, dato che lo yacht aveva un valore di 16 milioni di euro, coperto da una polizza di 21 milioni. La complessità dell'intervento è paragonabile a quella della Costa Concordia, sebbene in scala ridotta: il recupero della nave da crociera aveva avuto un costo complessivo di circa 1,2 miliardi di euro.

Indagini sulle cause e conclusioni

Le cause dell'incendio sono ancora sotto indagine, ma i primi risultati suggeriscono che l'evento potrebbe essere stato scatenato da un problema legato alle batterie di bordo posizionate nella parte poppiera. Al momento dell'incidente, a bordo dell'Atina erano presenti otto membri dell'equipaggio, i sei ospiti non erano a bordo in quel momento.  tutti messi in salvo grazie alla tempestività dei soccorsi privati che si trovavano nelle vicinanze e agendo con coraggio.  

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