OLBIA. Una semplice immersione, per svago personale, ha portato ad una delle più importanti scoperte nel campo dell'archeologia subacquea degli ultimi anni: una nave romana adagiata sul fondale delle acque galluresi. A trovare il "tesoro" non è certo stato un turista qualunque o un subacqueo qualunque, ma il tenente di Vascello Gabriele Paparo, capo del nucleo di sminamento subacqueo del gruppo operativo (GOS) della Marina Militare, Comsubin. Insomma un uomo speciale, scelto tra i migliori perfar parte di uno dei reparti più prestigiosi al mondo. Per chi volesse farsi un'idea di chi sono questi superuomini del reparto Gos, scelti della marina può guardare il seguente link dove c'è un interessante gallery e spiegazione sull'attività che svolgono. "Stavo effettuando una semplice immersione per svago, con l'ausilio di alcuni propulsori a idrogetto, quando mi sono imbattutto in quel relitto -ha commentato il tenente di vascello- a quel punto sono sceso ad una profondità di circa cinquanta metri e ho potuto constatare che si trattava di una naveromana. L'ho riconosciuta perché qualche tempo fa avevo dato supporto in un'operazione di recupero proprio di una nave romana nelle acque di Terracina. A quel punto ho subito notato i laterizi". Paparo ha avvisato il suo comando ed è scattata l'operazione insieme ai sommozzatori della polizia di Stato per il recupero di due reperti su richiesta della soprintendenza ai beni archeologici. Tutti i dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa, presso il commissariato di Olbia alla presenza del questoredi Sassari, Pasquale Errico, del tenente di vascello Gabriele Paparo, del soprintendente ai beni archeologici Rubens D'Oriano, del vice responsabile del gruppo dei sommozzatori della Questura di Sassari, il sovrintendente Nino Lecca. "I miei complimenti -ha commentato il questore- vanno a tutti gli uomini che sono scesi a quelle profondità filmando il relitto. I nostri sommozzatori fanno anche questo ecollaborano con la polizia giudiziaria per ricerche specifiche in mare, neifiumi e nei laghi. Oggi grazie all'intervento della Marina e del nostro gruppo possiamo arricchire il panorama scientifico degli studiosi".
Grande soddisfazione anche del soprintendente Rubens D'Oriano: "Non è la prima volta che il gruppo del commissariato diOlbia ci danno notizia di un qualche ritrovamento. In questo caso quello che ci ha spinti a divulgare la notizia è la singolarità del ritrovamento. Questo è un carico merci su una nave presumibilmente di 18 metri per sette, con materiale costituito da embrici e coppi generalmente utilizzati per costruire i tetti. Stavano trasportando un intero tetto prodotto nell'Italia centrale. La nave stava attraversando le Bocche di Bonifacio e presumibilmente si stava dirigendo in Spagna. E' affondata verticalmente ed è per questo che è stata trovata così come probabilmente si era adagiata sul fondo". L'imbarcazione risale al primo o secondo secolo dopo Cristo e nelle intenzioni della soprintendenza c'è quella di lasciare tutto così com'è. Due campioni sono stati prelevati ed esposti alla stampa. Ma tutto il grosso, in sicurezza perché conservato da migliaia di anni negli abissi del mare, rimarrà a disposizione degli esperti, degli studiosi diventando in futuro un attrazione per tutti quei sommozzatori, esperti che vorranno visitare quel relitto.


