OLBIA. L'atto di collaudo della strada provinciale 38 Olbia-Tempio: è questo il documento cruciale che ancora non è stato acquisito dalla procura di Tempio Pausania che sta indagando sulla vicenda dell'alluvione del 18 novembre scorso, nella quale solo in Gallura hanno perso la vita tredici persone, tre delle quali proprio in una frana su questa strada. Nei giorni scorsi gli inquirenti che indagano per omicidio plurimo e disastro colposo hanno acquisito montagne di documenti, comprese le immagini e le fotografie scattate dalle emittenti private locali nei luoghi devastati dalle piogge del ciclone Cleopatra. Ancora nessun nome risulterebbe iscritto nel registro degli indagati. Altre ipotesi di reato sono omissione di soccorso e concorso in omicidio colposo. I primi periti sono stati nominati, tra i quali docenti universitari esperti di geologia e urbanistica.
Tutta la documentazione sugli impianti idrici, le lottizzazioni dei quartieri più colpiti e il piano urbanistico comunale di Olbia sono finiti sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti e del pm Domenico Fiordalisi. Si cercano elementi utili a chiarire eventuali responsabilità nella morte di sei persone durante l'alluvione in città fra la sera e la notte di lunedì 18 novembre. E poi ancora la questione dell'allerta meteo: la procura cerca di far luce sulle modalità con cui è stata diffusa e sul perché non sia servita a evitare la catastrofe che ha messo a ferro e fuoco Olbia e ha portato alla perdita di molte vite umane, tra cui anche due bambini. Le indagini e gli accertamenti proseguono anche sulla vicenda della famiglia Passoni, i due coniugi brasiliani di 42 anni e dei loro figli di 16 e 20 anni, morti annegati nello scantinato di Arzachena in cui vivevano in affitto. L'interesse è tutto verso il contratto di locazione, ammesso che questo esista. Qualcuno dovrà spiegare come è possibile affittare degli scantinati come normali appartamenti. Qualcuno dovrà dare molte spiegazioni.