Donna trovata nel congelatore,
l'indagato è nel carcere di Sassari
Tutti i dettagli dell'arresto

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di Daniele Murino

SASSARI. I carabinieri lo hanno trovato in una piccola frazione di Padru, nelle campagne di Budò. Al momento dell'arresto era stanco, le braccia graffiate dai rovi della macchia mediterranea: da quella stessa vegetazione che non gli ha offerto la protezione sperata. Quando i militari del nucleo territoriale di Olbia gli hanno intimato di fermarsi, Giulio Caria di 34 anni, è rimasto impassibile. Ha alzato le mani e si è consegnato all'Arma senza dire una parola. In questo piccolo angolo di Gallura, nel cuore di una grande vallata che si affaccia sulle spiagge della Costa Smeralda, si è conclusa la fuga della persona accusata dell'omicidio di Silvia Caramazza, la 39enne uccisa e ritrovata giovedì scorso nel congelatore della sua abitazione di Bologna.

Per arrestare il trentenne originario di Berchidda, i Carabinieri non si sono avvalsi del supporto tecnologico: nessuna intercettazione e nessuna ripresa satellitare. Per fermare il fuggitivo i militari hanno seguito il metodo classico, fatto di contatti e suggerimenti. Il primo avviso era arrivato due giorni fa da un residente della zona. L'informatore si è recato in caserma dopo avere visto la fotografia di Caria stampata su un giornale. Dall'immagine che capeggiava sulla pagina del quotidiano era difficile stabilire se fosse veramente lui - ha raccontato ai carabinieri - però in paese c'è una persona che gli somiglia. La soffiata giusta che ha allertato gli agenti della stazione di Padru e ha dato il via alle ricerche.

Durante un primo sopralluogo, i militari hanno trovato l'auto del fuggitivo abbandonata in una stradina secondaria. Sul parabrezza un messaggio: "Ho bucato. Tornerò nei prossimi giorni a prendere la macchina". Un ulteriore indizio che ha stretto il cerchio attorno al presunto assassino. Dal momento del ritrovamento dell'auto a quello dell'arresto sono passate poco più di tre ore. I carabinieri hanno trovato il trentenne nella macchia mediterranea, sopra un piccolo promontorio. Indossava un paio di jeans e una giacca. L'uomo non ha fatto nessuna resistenza. Una volta salito a bordo della volante è stato trasferito a San Sebastiano, il carcere di Sassari, dove attende di essere processato. 

Nelle 48 ore precedenti all'arresto, Caria si è nascosto nella stanza di una piccola struttura ricettiva alle porte di Padru. Ha trascorso le notti del 27 e del 28 giugno chiuso nella camera da letto: probabilmente progettava i nuovi momenti della sua fuga. Durante la perquisizione della camera è emerso un dettaglio particolarmente indicativo. Un block notes che, oltre a contenere alcune frasi sconnesse, riportava una lista di cose da comprare: una bicicletta con le borse, una rasoio, uno specchietto. Gli altri dettagli emergeranno dall'ispezione dall'automobile con cui l'uomo è arrivato in Sardegna. La vettura non è ancora stata aperta. I carabinieri aspettano la delega della procura di Bologna incaricata del caso. Ma dai finestrini della macchina si intravedono due valigie e un cellulare. Altri elementi che potrebbero confermare l'impianto accusatorio del pubblico ministero.

Sulla figura di Giulio Caria, compagno della vittima, pendono le accusa di omicidio e occultamento di cadavere. L'attività degli inquirenti è iniziata lo scorso 14 giugno, quando due amiche della donna avevano denunciato la sua scomparsa. Fin dalle prime battute, i sospetti degli agenti si sono concentrati su Caria. Secondo la procura, il trentenne di Berchidda avrebbe ucciso Silvia Caramazza colpendola alla testa e successivamente avrebbe occultato il suo corpo all'interno del freezer dell'appartamento di via Aldini a Bologna. Adesso saranno i giudici a stabilire quanto accaduto.

 

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