Chiesto il rinvio a giudizio di Ganau
Svolta nell'inchiesta su Tanit e Puc

di Daniele Murino

SASSARI. Non sono state sufficienti al sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, le giustificazioni portate in aula nel processo sulla costruzione del centro commerciale Tanit e sull'approvazione del Puc (Piano urbanistico comunale). Non sono state sufficienti almeno per convincere il pubblico ministero, Giovanni Porcheddu, che questa mattina ha chiesto al giudice dell'udienza preliminare il rinvio a giudizio del sindaco e di altri 35 imputati tra consiglieri, assessori, progettisti e costruttori. Una richiesta dirompente che è stata accompagna da un'altra istanza altrettanto importante: nella stessa udienza il rappresentante della Procura ha chiesto al giudice, Carla Altieri, il non luogo a procedere nei confronti di Nicolino Brotzu, il proprietario della Vibrocementi S.r.l., la società che si è occupata della costruzione del cento commerciale di via Caniga, da sempre tratteggiato come il grande accusatore del sindaco. Nelle prossime udienze, fissate per il 5 e il 17 luglio, i difensori degli indagati avranno modo di replicare alla richiesta di rinvio a giudizio spiegando al giudice l'estraneità ai fatti dei loro assistiti. Poi la decisione ricadrà sulla dottoressa Carla Altieri che dovrà decidere se accogliere le richieste della procura o se optare per il non luogo a procedere. Decisione che potrebbe realizzarsi a ottobre.

Allo stato dei fatti, però, l'unica cosa che appare certa è che le accuse delineate dal pubblico ministero sono tante e molto dettagliate. All'interno delle 14 pagine che compongono il capo di imputazione i reati ipotizzati a carico degli imputati sono quelli di abuso d'ufficio, tentato e consumato, falso ideologico e materiale, tentata concussione e tentata estorsione.

Nei confronti del primo cittadino le accuse sono molteplici. Il pm sostiene che durante la votazione del Puc, Ganau si sarebbe dovuto astenere dall'esprimere il proprio voto. Quel piano, infatti, prevedeva l'edificabilità di alcuni terreni di proprietà dei suoi parenti. Accusa, quest'ultima, condivisa con l'allora consigliere Dolores Lai che a sua volta avrebbe goduto di un importante vantaggio economico grazie a una eventuale approvazione del Piano regolatore. L'altro nodo riguarda la concessione della sanatoria richiesta da Nicolino Brozzu, l'ex amministratore di Sarda Vibrocementi, la società proprietaria del centro commerciale Tanit. Secondo la Procura il ritardo nella concessione del documento, che avrebbe permesso a Brozzu di ultimare i lavori e di vendere l'immobile, sarebbe stato volontario e contrario alla disciplina regionale e paesaggistica. L'altra accusa riguarda la lettera inviata dal primo cittadino all'allora presidente della Regione, Renato Soru, sulla "pratica Tanit". Atto che il pm ritiene illegittimo e non necessario. E poi ci sono i presunti ricatti che Brozzu avrebbe ricevuto per non portare davanti al Tar la vicenda del Puc.

Poi ci sono i reati che sarebbero stati commessi dagli altri imputati come la tentata estorsione: una presunta richiesta di tangenti per un milione di euro diretta al solito Brozzu. Insomma, dal capo d'imputazione emergono una serie di accuse molto forti che, se confermate nel corso dell'eventuale processo, potrebbero generare un vero e proprio terremoto anche sul piano politico.

  

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