Roma, 14 mar. (Labitalia) - Presentata stamattina al ministero della Salute una proposta sulla salvaguardia del diritto alla specializzazione sanitaria dei laureati in chimica. La proposta, presentata e ideata dal Consiglio nazionale dei chimici, ha come obiettivo evitare il rischio di vuoto che, di fronte alla mancanza di fondi confermata dallo stesso ministero, potrebbe venirsi a creare nel campo delle specializzazioni non mediche. Il Consiglio nazionale dei chimici, per elaborare tale proposta, è partito dagli enunciati della direttiva comunitaria che, pur riferendosi, sostanzialmente, alla categoria dei medici, limita solo ad alcuni casi la possibilità di ricorrere a una formazione a tempo ridotto che tuttavia deve ugualmente 'rispondere alle stesse esigenze della formazione a tempo pieno', recita appunto la direttiva. La norma di recepimento italiana, inoltre, prevede che la formazione comprenda un percorso formativo della durata minima di sei anni o un minimo di 5.500 ore di insegnamento teoriche e pratiche.Sulla base di questi due punti, i chimici hanno formulato la proposta tesa a valorizzare capacità e competenze acquisite dai giovani laureati usciti dall'università: "E possibile ipotizzare -ha spiegato il presidente dell'Ordine dei chimici, Armando Zingales- che un chimico che operi con un contratto a tempo parziale e di tipo verticale presso una struttura convenzionata con il servizio sanitario nazionale, o una struttura del servizio sanitario nazionale, possa vedere riconosciuta parte dell'attività svolta in forma pratica nel corso di un anno". "In parallelo si propone che la formazione pratica -ha continuato Zingales- venga effettuata sotto il tutoraggio di chimici convenzionati con il servizio sanitario nazionale con un'anzianità di almeno 10 anni di attività convenzionale e che la struttura di cui gli stessi siano titolari, e dove lo specializzando opererà, sia stata accreditata dall'università sotto il profilo della dotazione strumentale necessaria".E' così possibile, secondo il Cnc, delineare un percorso di specializzazione in chimica sanitaria, basato su una formazione teorica da svolgere presso la scuola di specializzazione universitaria per un periodo non inferiore a 2.750 ore. "Considerato infine che non esiste -sottolinea Zingales- uno specifico obbligo che fissi in anni sei la durata complessiva del corso di specializzazione per le professioni sanitarie non mediche, e che nel caso di contratto part-time verticale di durata complessiva pari o superiore alle 20 ore settimanali, in un anno lo specializzando accumulerebbe 1.000 ore (20X 50) pratiche e considerando ragionevole un riconoscimento del 70% pari a 700 ore annue, un corso di specializzazione potrebbe rispettare il requisito delle 5.500 ore in 4 anni”.