Roma, 12 mar. (Labitalia) - Quello italiano è un mercato del lavoro con una contraddizione che si sta accentuando sempre di più: da una parte un alto tasso di disoccupazione giovanile, dall'altra imprese che non riescono a trovare la manodopera di cui hanno bisogno. "Uno dei principali problemi italiani -spiega a LABITALIA Danilo Barbi, segretario confederale Cgil, responsabile delle politiche macroeconomiche e della responsabilità sociale d'impresa- è la mancanza di politica industriale: in questo settore le scelte sono state spesso affidate al mercato e questo ha significato che gli investimenti finanziari hanno rischiato di prevalere sui quelli produttivi".
La mancanza negli anni di una vera politica industriale ha causato, aggiunge Barbi, "un grande 'buco' sulle uniche imprese che invece hanno continuato a costruire nuovo lavoro anche in questi anni bui: cioè quelle legate all'economia ambientale (termine più ampio della green economy che comprende anche l'economia dei servizi) o quelle legate a una certa idea dell'agricoltura o dell'edilzia". "Sono le uniche che hanno costruito oggettivamente nuova occupazione e sono le uniche che sono anche nate. Sono quelle che hanno in sè l'idea di 'futuro'", sostiene il sindacalista.Queste imprese, spiega Barbi, sono anche quelle che attraggono di più la popolazione giovanile. "La differenza in termini di attrattività nei confronti dei lavoratori la fanno le imprese ad alto valore aggiunto", perché da lì vengono "i prodotti di alta qualità"."Si tratta quasi sempre di piccole e medie imprese, la 'colonna vertebrale' del nostro sistema -commenta il segretario confederale della Cgil- che esporta in tutto il mondo". "Sono loro che possono offrire un futuro di qualità ai giovani. Questo è il valore aggiunto che attrae la popolazione giovanile, mediamente più scolarizzata e più sensibile a certi temi degli 'adulti'. Queste imprese insieme a quelle dell'innovazione e della ricerca, possono e potrebbero ancora di più attrarre i giovani", aggiunge Barbi.Tuttavia, affinché il 'matrimonio' tra impresa che attrae e lavoratore si combini, manca un elemento fondamentale: "La valorizzazione della cultura tecnico-scientifica e ambientale superiore", dice Barbi. "Manca la formazione in questi campi -avverte- e manca anche la spinta da parte delle industrie ad attivarla". Anche perché, conclude Barbi, il sistema produttivo italiano soffre di "un notevole divario territoriale e di un problema generale nel creare posti di lavoro qualificati".