Milano, 11 ott. (Adnkronos) - Non solo le abitazioni e gli studi di architettura dei cinque indagati nell'inchiesta sul concorso per la progettazione della Biblioteca europea, la procura di Milano ha perquisito anche l'ufficio del Comune in cui lavora la dirigente di Palazzo Marino responsabile unico del progetto (Rup) con il compito di vigilare sull'affidamento dei progetti. La dipendente, Simona C., con un curriculum che mostra "un'attività didattica e di ricerca" in un dipartimento del Politecnico di Milano non è indagata. La dirigente potrebbe non aver vigilato sulle false dichiarazioni rese dagli architetti Stefano Boeri e Cino Paolo Zucchi che nelle vesti di commissari per il progetto indetto dal Comune di Milano, "affermavano falsamente l'assenza di situazioni, anche potenziali, di incompatibilità e di conflitto di interesse" rispetto a tre concorrenti, poi diventati vincitori. Le perquisizione volute dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini ed eseguite dalla Guardia di finanza hanno come obiettivo quello di mostrare "la sussistenza dei rapporti interpersonali tra gli indagati": i due famosi archistar e i tre della cordata vincitrice (Manuela Fantini, Angelo Raffaele Lunati e Giancarlo Floridi), i primi due accusati di "false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altri" e tutti, in concorso, di "turbata libertà degli incanti". Inoltre, le perquisizioni - attraverso l'acquisizione di documentazione e supporti informatici - hanno il compito "accertare se ci fosse conoscenza pregressa del progetto che ha vinto". Il sospetto è che il silenzio dei due commissari e i rapporti personali e professionali tra gli indagati abbiano avuto un peso - magari tramite un ipotetico accordo - nella decisione di stabilire quale, tra i 44 studi di architettura di tutto il mondo, fosse meritevole di vincere il concorso internazionale. L'aver omesso un presunto conflitto d'interesse avrebbe "turbato il regolare svolgimento della gara", si legge nel decreto della procura - l'indagine parte dall'esposto di un altro architetto -, "impedendo che la stazione appaltante (Comune di Milano) venisse a conoscenza e per l'effetto sostituisse i membri della commissione oppure escludesse i partecipanti dalla gara con conseguente scorrimento di graduatoria".