Milano, 21 giu. (Adnkronos) - Due dei quattro indagati sul rapimento e l'omicidio della 18enne Cristina Mazzotti, avvenuto 47 anni fa a Eupilio, in provincia di Como, sono intenzionati a chiedere l'abbreviato. Salvo sorprese, entro settembre, la richiesta verrà formalizzata al gup di Milano Angela Minerva dai difensori di Demetrio Latella e di Giuseppe Morabito, 78 anni, ritenuto dall'accusa l'ideatore del sequestro "a scopo di estorsione". Prima di allora, nella prossima udienza fissata il 12 luglio, il giudice dovrà decidere se acquisire la sentenza presentata dal pm Stefano Civardi della corte d'assise d'appello sull'inchiesta Nord-Sud in cui si ricostruisce la struttura della 'ndrangheta. Nella breve udienza di oggi sono stati concessi i termini a difesa per esaminare la documentazione relativa ad alcuni verbali resi da Angelo Epaminonda, nome di spicco della mala milanese, ed è stato disposto il riversamento - da musicassette a supporti più 'moderni' - di due interrogatori del 1997 di Latella. Era l'1 luglio 1975 quando la ragazza - che stava rientrando nella villa di famiglia, dopo aver festeggiato il diploma insieme ad amici - venne prelevata da un gruppo di banditi. Il giorno successivo al padre, un industriale dei cereali, furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto. L'uomo riuscì a raccogliere un miliardo e 50 milioni e li lasciò ai rapitori in cambio della liberazione della figlia. Il primo settembre, però, la giovane venne trovata morta in una discarica.Per il sequestro e l'omicidio di Mazzotti, il primo dell'Anonima sequestri nel Nord Italia, nel 1977 vennero condannate 13 persone, di cui 8 all'ergastolo. Tra questi non c'erano però gli esecutori materiali, dato che l’impronta di un palmo e due impronte digitali raccolte dalla Scientifica erano inutili con le conoscenze scientifiche dell'epoca. Nel 2007 la Banca dati digitale della Polizia abbinò una di quelle impronte al reggino Latella, che aveva già alle spalle una lunghissima detenzione. Il gip ne respinse l'arresto per mancanza di esigenze cautelari, ma Latella ammise di aver sequestrato Cristina Mazzotti e disse di averlo fatto insieme a Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, che invece negarono tutto. Il fascicolo fu archiviato nel 2012, dal momento che i reati contestati sarebbero stati prescritti. Nel 2015, però, la Cassazione ha indicato imprescrittibile il reato di omicidio volontario e, grazie all'esposto presentato dall'avvocato Fabio Repici, la procura ha aperto una nuova inchiesta che riguarda Latella, Calabrò, Talia e - elemento nuovo dell'inchiesta - il boss Giuseppe Morabito. Secondo la pubblica accusa tutti avrebbero partecipato al progetto di rapire la 18enne e, in particolare, i quattro indagati (con altre persone non ancora identificate) a bordo di due auto abbiano bloccato la marcia della Mini su cui viaggiava la giovane e costretto la vittima a sottostare alla loro volontà.