Roma, 31 mar. (Adnkronos) - “Nonostante molte delle distorsioni più evidenti nel testo siano state attenuate restano troppe criticità che hanno portato Italia viva ad astenersi. Su un tema complesso e delicato come il carcere non possiamo dimenticare il dettato costituzionale e la finalità rieducativa della pena”. Lo afferma Lucia Annibali, capogruppo di Italia viva in commissione Giustizia della Camera. “La Corte di Strasburgo e la Corte costituzionale -ricorda- hanno preso una posizione netta contro la legislazione italiana e ne hanno riconosciuto l’illegittimità di una parte. Di fonte a simili prescrizioni il Parlamento è stato chiamato a disporre un intervento complessivo conforme alla Costituzione e a compiere una sfida culturale importante ma, purtroppo, l’obiettivo non è stato raggiunto. Ci sono stati numerosi tentativi di sterilizzare la portata delle indicazioni della Corte, sventati grazie al contributo di Italia viva, e molte delle distorsioni più evidenti sono state attenuate. Ma, nonostante il testo sia migliorato, restano le criticità. L’abrogazione delle forme di collaborazione impossibile o inesigibili, che impedisce di distinguere tra chi rimane silente suo malgrado e chi sceglie, determina un vulnus normativo inspiegabile. Così come l’innalzamento del tetto massimo della pena temporanea per accedere alla liberazione condizionale è solo una norma di valore simbolico, che risponde a una precisa esigenza politica e che crea una disparità di trattamento fuori da ogni alfabeto costituzionale". "Chiedere principi limpidi che rispondano alla Costituzione non vuol dire smantellare strumenti di contrasto alle mafie né abbassare la guardia nel contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. Auspichiamo –conclude Annibali- che nell’esame del Senato il testo venga migliorato, affinché si tengano insieme le ragioni della sicurezza con il diritto alla speranza”.