Caltanissetta, 27 gen. (Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - "Questo non è un processo all'antimafia o a una certa antimafia. Abbiamo solo fotografato alcune condotte illecite. E vi assicuro che è stato un processo doloroso, molto doloroso anche per noi, non solo per gli imputati. Un dolore lancinante, un coltello senza manico. Ci siamo feriti anche noi". Scandisce le parole lentamente, la Procuratrice generale di Caltanissetta, Lia Sava. Una ad una. Con lentezza. Sono da poco passate le dieci, quando inizia la requisitoria del processo d'appello al giudice, ormai radiata dalla magistratura, Silvana Saguto, e al suo 'cerchio magico'. Lei è assente. Ma c'è il marito Lorenzo Caramma. La rappresentante dell'accusa si ferma e riprende: "Niente suggestioni esterne, nessun sollecito massmediatico. Il nostro passo è scevro da ogni sollecitazione massmediatica esterna al processo e ha come unica meta la ricostruzione analitica e assolutamente equilibrata dei fatti di reato che in questa sede devono essere confermati. Fatti di reato, non giudizi etici e morali che non ci interessano e che sono fuori dal nostro orizzonte". L'accusa sottolinea ancora che "nessuno di noi ha messo in dubbio l’importanza strategica dell’Ufficio Misure di prevenzione nel contrasto alla mafia. Solo che ad un certo momento il sistema si è ammalato". "Noi non abbiamo titolo per dare giudizi morali, se avessimo voluto parlare di etica avremmo selezionato capi di imputazione generici. Vi assicuro che abbiamo maneggiato con cura il materiale probatorio", tiene a precisare Lia Sava.L'ex potente Presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo è imputata, insieme ad altre 11 persone, di corruzione e abuso d’ufficio. In primo grado era stata condannata a 8 anni e 6 mesi di carcere. Alla sbarra anche l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, oggi presente in aula, condannato a sette anni e sei mesi. Sei anni e 10 mesi per l'ex professore della Kore Carmelo Provenzano. Tre anni per l'ex prefetta di Palermo Francesca Cannizzo. Un "sistema perverso e tentacolare", lo avevano definito i pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti nel corso della requisitoria del processo di primo grado. Assolti invece Vittorio Saguto, padre dell'ex magistrato, Aulo Gigante e Lorenzo Chiaramonte, ex giudice della sezione Misure di prevenzione. Assoluzioni diventate definitive. Questi gli altri condannati dal Tribunale di Caltanissetta in primo grado: all'ingegner Lorenzo Caramma, marito di Silvana Saguto, sei anni e due mesi di carcere; a Roberto Nicola Santangelo, amministratore giudiziario, sei anni e due mesi; all'avvocato ed ex amministratore giudiziario Walter Virga, un anno e 10 mesi; a Emanuele Caramma, figlio di Saguto, a Roberto Di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna, due anni e otto mesi; a Maria Ingrao, moglie di Provenzano, quattro anni e due mesi; a Calogera Manta, cognata di Provenzano, quattro anni e due mesi; al colonnello della Dia Rosolino Nasca, quattro anni. Ribadisce lo "scrupolo rigoroso" nella "stesura dei capi di imputazione".