Milano: Comune, 'su Barbato false ricostruzioni, agiremo per vie legali' (3)

cronaca
AdnKronos
(Adnkronos) - Il 29 luglio 2017, nell’ambito dell’indagine antimafia sul clan Laudani, la stampa rende noti i contenuti di alcune intercettazioni del Comandante Barbato durante un incontro con un sindacalista e, soprattutto, con un imprenditore coinvolto nelle indagini. Nella sentenza n. 14679/18 della settima Sezione Penale del Tribunale di Milano del 29 novembre 2018, successivamente confermata anche in appello, si legge che “sin dall’inizio l’incontro Fazio-Barbato viene ammantato da mille cautele, inspiegabili nella prospettiva indicata dagli interessati”. Ancora, si legge che Barbato si dimostra disponibile a “fornire in anteprima direttamente allo stesso Fazio le informazioni necessarie per partecipare ad una gara d’appalto indetta dall’Amministrazione comunale”. E riguardo alla possibilità di far pedinare il vigile Cobelli “Barbato, invece di reagire sdegnato alla proposta di Palmieri, accetta di ricevere questo favore”. Infine, “Palmieri […] era pronto ad assecondare il raggiungimento di personali interessi del Comandante per poter sfruttare poi tale situazione quale ‘carta vincente’ in favore di Fazio”.Riguardo alla gravità del suo comportamento, lo stesso Barbato sentito, il 1 luglio 2017, alla domanda del Pubblico Ministero – “senta, ma le pare normale che lei che fa il comandante della Polizia Municipale accetti la proposta di far seguire un suo dipendente sostanzialmente dalla Polizia privata di Fazio che era comunque interessato a partecipare a gare in tema di sicurezza bandite dal Comune di Milano?” – risponde letteralmente: “Sono perfettamente consapevole che in funzione del mio incarico non sarebbe stato conveniente né eticamente corretto che io avessi utilizzato questo Fazio per far seguire un dipendente con cui vi era un contrasto, difatti anche se ho accettato la proposta di Palmieri non se n’è fatto mai niente”.E così, "la gravità di tali affermazioni, rese note da alcuni articoli di stampa, induce l’amministrazione comunale ad approfondire i fatti - anche su richiesta di tutte le forze politiche che in modo trasversale chiedono la rimozione del Comandante, acquisendo dalla Procura della Repubblica gli atti di indagine. Se pur l’appalto e il pedinamento non avevano avuto corso e appreso che la posizione del dottor Barbato nell’indagine era esclusivamente quella di persona informata sui fatti, le attività investigative condotte dalla Dda di Milano restituivano un quadro di relazioni, comportamenti ed atteggiamenti dell’allora Comandante del Corpo di Polizia Municipale tale far apparire inopportuna la prosecuzione dello svolgimento dell’incarico". (segue)

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