Taormina (Messina), 18 ott. (Adnkronos) - "Dobbiamo discutere e confrontarci con la Magistratura italiana senza autocensure, senza reti che attutiscano gli scontri, cercando intese quando esse ci sono o quando è possibile costruirle, ma senza esitare quando c’è da misurarsi e scontrarsi anche con durezza, percorrendo strade diverse o radicalmente opposte". E' quanto dice il Presidente dell'Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza a Taormina (Messina) per la prima giornata del congresso straordinario. "Quando, in occasione della morte di Francesco Saverio Borrelli, è stata lanciata -non certo da noi- una roboante, ed a nostro avviso retorica e conformistica narrazione politica volta a proporre la stagione di Mani Pulite come il modello di amministrazione della giustizia salvifico per il Paese ed esemplare anche per l’oggi e per il domani, non abbiamo esitato un solo minuto a dire, pressoché da soli nel Paese, che c’è anche un’altra narrazione di quegli anni, di ciò che essi abbiano in concreto significato nella vita democratica del Paese, delle conseguenze ancora oggi tangibili, addirittura nel comune sentire, sull’ipertrofico protagonismo processuale, sociale, politico, culturale degli uffici dell’Accusa pubblica, e sulla ancillare irrilevanza della fase dibattimentale e della idea stessa di giudizio", dice ancora Caiazza. "Quella nostra presa di posizione, che è nostra da sempre e sulla quale non vediamo ragioni di arretramento o ripensamento, ha causato una reazione durissima di A.N.M., esplosa anche sulle chat frequentate dai magistrati italiani con una virulenza davvero inusitata - aggiunge - Poche settimane dopo, ai nostri Stati Generali sull’Ordinamento Giudiziario il dibattito su quei temi così delicati e sensibili si è svolto tra noi ed i vertici nazionali dell’A.N.M. -oltre che del C.S.M.- in un clima di attenzione e di rispetto reciproco che ha ulteriormente rafforzato, nella dichiarata consapevolezza nostra e loro, l’indispensabilità di proseguire nel dibattito e nel confronto, senza se e senza ma". "Più in generale, e per concludere sul punto: questa Giunta è nata vincolandosi con il Congresso che l’ha eletta ad un impegno strategico ambizioso, cioè quello di costruire e raccogliere un pensiero comune -comune, non unico- della comunità dei giuristi italiani, per combattere con forza il dilagante populismo giustizialista. Nella nostra idea, la Magistratura italiana è parte integrante di quella comunità, e tanto maggiori saranno gli sforzi per attrarla dentro i confini di tale pensiero comune -che il nostro manifesto ha l’ambizione di voler tracciare- tanto minore sarà il rischio che all’interno di essa prevalgano le componenti, fortemente agguerrite, che la spingono verso le posizioni più oltranziste, demagogiche, populiste e giustizialiste", conclude Gian Domenico Caiazza.