(Adnkronos) - Per la Russia, "l’Ucraina rappresenta attualmente, il più importante paese di transito del gas: nel 2018 oltre il 40% (circa 87 mld mc) del metano russo esportato è passato attraverso l’ex repubblica sovietica" e "bypassare Kiev attraverso rotte alternative non è al momento una soluzione percorribile, dato che i gasdotti a Nord (il Nord Stream 2 con capacità di 55 mld mc) e a Sud (il Turkish Stream con capacità 15,75 mld mc) non sono stati ancora ultimati", ha sottolineato la ricercatrice del Rie. Per l’Ucraina, "sarebbe economicamente molto svantaggioso fare a meno del transito del gas russo, dal momento che gli introiti garantiscono il 3% del pil e il 4,5% di tutte le esportazioni del paese". Infine, per l’Europa, "principale destinazione del gas russo, un eventuale blocco delle forniture - ha aggiunto - potrebbe avere delle conseguenze per nulla marginali. Secondo gli ultimi dati rilasciati da Gazprom, cumulativamente nel 2018 il Vecchio Continente (con l’esclusione dei paesi che prima facevano parte dell’ex Unione Sovietica) ha acquistato dal colosso russo 200,8 mld mc (+4% rispetto al 2017), pari a circa il 43% del suo consumo di gas, di cui, come già rilevato, circa 87 passati attraverso i gasdotti ucraini". Tuttavia, "nonostante l’ottimismo del rappresentante Ue, la situazione rimane difficile e delicata e su alcuni punti importanti – volumi, tariffe, durata – le posizioni non potrebbero essere più diverse", ha precisato Gugliotta. In vista del 31 dicembre, quindi, quali scenari si profilano? “Ragioni politiche, interessi economici, ingerenze esterne (in primis Stati Uniti), evoluzione della domanda di gas in Europa, timeline del Nord Stream 2 e del Turkish Stream, sono solo alcune delle variabili che combinate potrebbero determinare esiti diversi".