Roma, 22 ago. (AdnKronos) - "Noi abbiamo 5 punti, loro 10. Tutti e due siamo per lavorare a un governo forte e solo dopo per affrontare il voto. Bene, no?". Uno dei mediatori, tra i più ottimisti, tra Pd e M5s enfatizza a fine giornata gli aspetti positivi della situazione. La trattativa 'giallorossa' ha fatto grandi passi in avanti, in parte inaspettati se si considera che fino ad oggi i contatti erano andati avanti solo tra gli sherpa in via non ufficiale. Eppure, dopo tanti giorni di 'lavorio' sottotraccia, i contatti sono alla fine diventati formali: il capo dello Stato ha dato a dem e pentastellati quattro giorni pieni di lavoro, fino a martedì. Dopo, un nuovo giro di consultazioni di 48 ore ma poi sarà incarico: giallorosso o a un premier 'elettorale', per portare il Paese alle urne. "Il presidente, su questo, è stato chiaro", si spiega dalla delegazione dem salita al Quirinale. Una chiarezza, quella del capo dello Stato, interpretata da chi è ottimista come una buona spinta alla chiusura dell'accordo. Le premesse al patto Pd-M5s sono nel via libera dell'Assemblea pentastellata ad un incontro con i dem soprattutto per affrontare il tema del taglio dei parlamentari. Un incontro ai massimi livelli. Ovvero tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. "Ora escono di scena i numeri due...", dicono dal Nazareno. Insomma, è Zingaretti a gestire al partita. E anche in questa ottica va letta l'indiscrezione sui 3 punti non negoziabili che oggi ha fatto scoppiare la tensione con i renziani. Il segretario ha voluto alzare l'asticella volutamente. A segnalare che il Pd va alla trattativa non con il cappello in mano, al contrario marcando dei punti precisi