Roma, 28 mag. (AdnKronos) (di Ileana Sciarra e Antonio Atte) - Si va verso una assemblea congiunta di fuoco domani a Montecitorio tra i parlamentari del M5S. Tante le voci critiche che si sono levate dopo il crollo alle urne, con il M5S fermo al 17,06%. Ma a rendere ancora più indigesto il responso elettorale, la scelta di Luigi Di Maio di convocare ieri un maxi vertice al Mise con il suo inner circle. Una riunione segnata anche da interventi duri, con la richiesta di una svolta avanzata innanzitutto dal sottosegretario Stefano Buffagni: "Così non va, o si cambia o è meglio lasciar perdere...".Mentre al Mise Di Maio riuniva i suoi, a Montecitorio era in corso una riunione parallela durante la quale diversi eletti hanno espresso tutto il loro malcontento per il 'conclave' grillino di Via Molise: "Com'è possibile analizzare gli errori - il ragionamento che rimbalzava tra i presenti, saltata la congiunta che era attesa in serata - se poi ci si riunisce con chi ti ha portato al baratro escludendo le voci fuori dal coro che non hai mai ascoltato?". Quattro deputati avrebbero sollevato il tema di un passo indietro di Di Maio, mentre a Palazzo Madama un senatore fa notare: "La 'testa' del capo non può chiederla l'assemblea, si deve passare da un voto sulla piattaforma Rousseau. Quella è la strada". I malumori potrebbero sfociare ben presto in una richiesta di rimpasto. Senza contare poi le voci su imminenti addii nei gruppi di Camera e Senato.