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AdnKronos
Roma, 25 mag. (AdnKronos) - Il giornalista che diffama a mezzo stampa un politico o un magistrato rischia il carcere fino a 9 anni. Lo prevede l'articolo 339 bis che verrebbe inserito nel codice penale se venisse approvato il disegno di legge contro le intimidazioni agli amministratori locali. La norma ha fatto insorgere Fnsi e Ordine dei giornalisti e provocato tensioni tra le forze politiche. Carlo Giovanardi di Idea ha infatti accusato M5S e Pd: "La norma 'pro casta'" è stata "votata con entusiasmo in commissione Giustizia del Senato da Pd e M5S", è una "follia" aggravare "le pene per chi diffama i parlamentari, mentre i parlamentari stessi godono della prerogativa costituzionale della insindacabilita' per le loro opinioni". Accuse respinte da 5 Stelle e dem. "Il M5S precisa che il disegno di legge in merito alle disposizioni in materia di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali (n. 1932), attualmente in discussione al Senato, deve riguardare e tutelare solo ed esclusivamente gli amministratori degli enti locali e, quindi, escludere ogni riferimento ai parlamentari", puntualizza Enrico Cappelletti, capogruppo M5S in Commissione Giustizia Senato. Anche Doris Lo Moro del Pd è intervenuta: "In riferimento a notizie di stampa secondo cui la 'casta' ovvero i politici, si blinderebbero contro i giornalisti, mi sento in dovere, come prima firmataria del disegno di legge contenente 'Disposizioni in materia di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali' e come presidente della Commissione di inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori, di chiarire che la proposta in questione non si occupa di giornalisti e del reato di Diffamazione a mezzo stampa. Molto piu' limitatamente, ferma restando la disciplina base dei singoli reati richiamati, prevede un'aggravante nel caso di episodi delittuosi di 'natura ritorsiva ai danni di un componente di un corpo politico'".

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