(AdnKronos) - La strada quindi può essere questa, ossia l'incorporazione in aziende più grandi e più forti che, finora, però, "sono state per lo più estere. Sarebbe meglio avere controparti italiane, c'è da lavorare su questo". Altrimenti, il rischio, secondo Fioravanti, è che le competenze sul digitale e sull'i-tech maturate qui finiscano per favorire i Paesi stranieri. Una vecchia storia, che dipende anche dalle limitate agevolazioni per supportare il settore. "E' un problema di eco-sistema", spiega Fioravanti. "Dovrebbero esserci più agevolazioni fiscali per chi investe. Quelle attuali non bastano, rispetto a mercati più evoluti siamo ancora indietro. A Londra se fai una startup la defiscalizzazione è al 50%: se le cose non funzionano, puoi detrarre dalle tasse fino al 70%. In Italia la defiscalizzazione è del 20% e non c'è nessuna detrazione se poi va male". Ad ogni modo, nonostante gli aiuti fiscali e i capitali (nei vari round di finanziamento nei mercati anglosassoni si arriva a 20 mln), anche a Londra ci sono svantaggi: "La competizione è grande, i migliori d'Europa vanno lì, quindi la battaglia è tosta e poi un'azienda lì deve essere di diritto inglese". A inizio anno, Digital Magics ha aperto una sede in Sicilia, a Palermo; a breve aprirà un incubatore a Roma e in futuro sarà la volta della Puglia, a Bari, e del Veneto, a Padova.