Venezia, 17 mag. (AdnKronos) - “Lo strumento dei voucher ha rappresentato un’occasione di emersione di lavoro non regolare ma va trovata una soluzione perché i numeri sono decisamente eccessivi. Se serve per i lavoratori in agricoltura occasionali o per gli studenti che vanno a fare qualche ora in bar o in pizzeria, e spero per gli insegnanti di ripetizione, non può essere utilizzato per tutto. Il convegno di ieri, primo in Italia con dati scientifici, è stata l’occasione per entrare nel merito, in modo non ideologico, per circoscrivere l’utilizzo”. È quanto afferma l’assessore veneto al lavoro Elena Donazzan commentando i dati presentati ieri, a Venezia, in occasione del convegno “Il ricorso ai voucher: profili delle aziende e dei lavoratori”, promosso da Regione del Veneto, Veneto Lavoro e Inps, per analizzare il fenomeno, con particolare attenzione alle tipologie di committenti e lavoratori coinvolti. Sono 115 milioni i voucher venduti in Italia nel 2015, quasi 1 milione e 400 mila i lavoratori e 500 mila i committenti coinvolti. I voucher riscossi nel corso dell’anno sono stati invece 88 milioni, di cui una buona parte venduti negli precedenti. Il Veneto, con 170.000 lavoratori interessati, di cui il 54% al primo anno di lavoro accessorio, e 15 milioni di buoni lavoro staccati, rappresenta la seconda regione italiana.Nel 30% dei casi i voucher hanno rappresentato un’attività accessoria rispetto a quella principale (è il caso dei pensionati o degli studenti), mentre per un altro 30% sono sintomo di precariato e di carriere instabili. Il restante 40% si divide tra situazioni di grande criticità, tra disoccupati senza indennità e chi all’interno della stessa impresa è passato ai voucher da un contratto più stabile, e altre in cui il lavoro accessorio ha rappresentato un’occasione di lavoro, una sorta di mini tirocinio che ha portato in seguito a un lavoro più stabile, o un’integrazione al reddito, come nel caso del doppio lavoro o dei disoccupati che beneficiano di ammortizzatori sociali.