di Francesco Bellu
OLBIA. Bloccare il nuovo piano paesaggistico regionale. A pochi giorni dalla disastrosa alluvione che ha messo in ginocchio la Sardegna, gli ambientalisti sardi vanno all'attacco chiedendo un confronto diretto con il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Secondo Legambiente, WWF, Italia Nostra e Fai, la revisione del Ppr del 2006 pur riconoscendo l'assetto ambientale, concederebbe attraverso le norme transitorie tante deroghe, soprattutto all'azione dei singoli Comuni, con il risultato di far riversare sull'isola altri 20 milioni di metri cubi di cemento. Ma non solo, il nuovo piano resusciterebbe vecchi progetti come la lottizzazione di Cala Giunco e Scivu.
«Oggi noi a Cappellacci chiediamo prima di tutto di sospendere la redazione del Ppr, perché 55 comuni sono impegnati a spalare fango e non potranno certo mandare le loro osservazioni entro il termine previsto del 30 novembre - così ha detto il presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana. - Tutta la pianificazione territoriale e paesaggistica deve aggiornarsi rispetto a queste precipitazioni disastrose che sono sempre più frequenti. Allora, invece di continuare a cementificare, riqualifichiamo le migliaia di case sfitte che ci sono in Sardegna, perché anche così si crea lavoro». La presidente del WWF Sardegna Nicoletta Selis ha rincarato la dose di accuse sostenendo da un lato il mancato coinvolgimento degli ambientalisti nella fase di realizzazione del piano - particolare che la Giunta Regionale ha però sempre smentito - e dall'altro ha annunciato di aver messo in allerta il ministero dell'Ambiente. «Abbiamo mandato una lettera per chiedere al Ministero di fare tutto quanto in suo potere per evitare che questo piano entri in vigore già nella fase provvisoria, ed è possibile che accada, e abbiamo chiesto anche un intervento della Soprintendenza. - spiega - È assurdo che, se si accordano con la Regione, i Comuni con i loro Puc possano fare quello che vogliono». Maria Grazia Piras del Fai Sardegna ha ricordato che «questo Ppr recepisce la legge sul golf e la legge sul piano casa, che tornano in auge come se niente fosse». Infine, Fanni Cao di Italia Nostra ha sottolineato che «non si tratta affatto di una revisione dell'attuale Ppr ma di un vero stravolgimento, un piano completamente nuovo e opposto al precedente».
Dello stesso parere anche Michele Piras, deputato di Sel, che rimarca come «L'alluvione del 18 novembre abbia messo a nudo il nervo scoperto del dissesto idrogeologico e mostrato in chiarol'uso criminale che si è fatto del territorio sardo, sacrificato alla speculazione edilizia ed al profitto di pochi. - e aggiunge - Perciò ci opporremo con ogni nostra forza al piano paesaggistico di Cappellacci, perché quel disastro segna per noi uno spartiacque culturale e politico, una via di non ritorno rispetto alla necessità che si cambi il paradigma di un modello di sviluppo che non può più essere concentrato sul consumo del suolo e l'abuso del territorio».
La Regione si è fatta sentire attraverso una nota del portavoce di Cappellacci, Alessandro Serra che bolla come «infondate» le polemiche delle associazioni ambientaliste. «L'equazione che tende a legare, in maniera più o meno palese, la revisione del piano paesaggistico con l'alluvione è una enorme falsità - così si legge nel testo - In primo luogo, perché il nuovo piano non è in vigore, in secondo luogo perché la nuova versione prevede un maggiore rigore dei vincoli nei pressi dei fiumi rispetto a quello di Soru». Il portavoce poi aggiunge come si sia sempre dialogato per circa tre anni coinvolgendo i Comuni e tutti gli attori in causa. «Ogni dialogo però deve avere come presupposto un confronto che avvenga sul piano della realtà e non su interpretazioni che sono smentite dagli atti scritti approvati dalla Giunta».