OLBIA. «In oltre trent'anni di attività da magistrato è la prima volta che mi imbatto in un caso di questo tipo. E' una vicenda che ha turbato tutti». Con queste parole il procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, ha commentato la svolta nell'inchiesta del bambino che sarebbe stato segregato ad Arzachena dai genitori e che ha visto ieri l'arresto della zia dell'11enne con le accuse di maltrattamenti e sequestro di persona. I particolari dell'operazione, condotta dai carabinieri della stazione di Arzachena su disposizione della Procura, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a Tempio Pausania. Presenti all'incontro con i giornalisti il capo della procura, Gregorio Capasso, il comandante del Reparto Territoriale di Olbia Davide Crapa, i due sostituti procuratori titolari delle indagini Laura Bassani e Luciano Tardini.
La vicenda risale all'estate scorsa, quando i carabinieri del reparto territoriale di Olbia e della stazione di Arzachena erano intervenuti nella casa della vittima e si erano trovati davanti una situazione di degrado ed evidenti maltrattamenti ai danni dell'11enne che era stato chiuso dai genitori nella sua stanza al buio, con un bidone da utilizzare per i servizi igienici. In quell'occasione erano stati arrestati i due coniugi che ora sono ai domiciliari e il bambino era stato affidato ad una casa protetta. Dalle nuove risultanze sembrerebbe dunque che fosse proprio la zia, arrestata ieri sera, a dare le indicazioni ai genitori su come "istruire" il piccolo.
«Questa vicenda ha creato anche a noi dell'Arma particolare sgomento - ha commentato il comandante Crapa-. Il bambino nel tentativo di chiamare un'altra sua zia alla quale era legato per chiedere aiuto utilizzò un cellulare privo di sim e compose il 112. La sensibilità dell'operatore che rispose ci permise di ricostruire la vicenda ed intervenire. Quest'ultima attività di indagine delegata dalla procura ha consentito di sviluppare questi ulteriori accertamenti e verificare una situazione che va oltre l'immaginazione». Alla vittima, infatti, che comunque apparentemente conduceva una vita normale con un ottimo profitto a scuola sarebbero state inflitte continue punizioni: docce fredde anche durante l'inverno, minacce registrate e fatte ascoltare, il divieto di leggere la Bibbia fino alla segregazione nella sua stanza anche per lunghi periodi al buio e senza alcun giocattolo.
«Ci ha colpito la strasordinaria forza di questo bambino -ha commentato il pm Tardini- che nonostante i continui maltrattamenti ha trovato la forza di chiedere aiuto e reagire». I magistrati hanno potuto acquisire i diari del giovane e sentire tutte quelle persone che ruotavano al contesto scolastico, familiare e abitativo. Le indagini sono ancora in corso.