OLBIA.
Prosegue l'attività della classe IV P del Liceo Linguistico Gramsci di Olbia che gestisce la pagina Facebook "Olbia Contro il bullismo". Si tratta di un progetto del comune, coordinato dal giornalista Claudio Chisu, per creare una rete tra le scuole e sensibilizzare i ragazzi e la società alla problematica del bullismo. Nell'ambito di questa iniziativa è nata l'intervista di Ludovica Vincentelli, studentessa del Gramsci, a Paolo Picchio, padre di Carolina che è stata la prima vittima di cyberbullissimo in Italia. La ragazza, a soli 14 anni anni si è tolta la vita la notte del 4 gennaio del 2013. Un gesto estremo compiuto a causa di un fatto avvenuto qualche mese prima ad una festa tra coetanei.
In quell'occasione, la ragazza esagerò con l'alcool, fino a perdere lucidità. Si rinchiuse in bagno, dove venne raggiunta da alcuni coetanei. I quali, invece di aiutarla, mimarono atti sessuali mentre lei era incosciente. Inoltre, filmarono le scene con un telefonino. Una volta terminata la festa, Carolina venne accompagnata a casa. La mattina successiva, i suoi "amici" pubblicarono il video che divenne immediatamente virale. Quando Carolina accese il telefono, scoprì il significato del termine cyberbullismo: il video era ovunque, il suo profilo era stato sommerso dagli insulti di oltre 2000 haters. La sua intimità era stata lacerata, la sua dignità disintegrata. Passarono alcune settimane in cui tentò di rimettere in equilibrio la sua serenità. Inutilmente. Una sera, infine, scrisse un messaggio diretto ai bulli. E poi si uccise.
Ecco l'intervista a Paolo Picchio che riceviamo e volentieri pubblichiamo nella sua forma integrale:
Come hanno reagito i genitori dei bulli? I genitori dei ragazzi, oltre a non avermi mai sentito né cercato, li ho visti solo durante il processo. Penso che, all'inizio, ritenessero il comportamento dei figli una ragazzata
È soddisfatto di come i ragazzi sono stati puniti?Io non voglio giudicare la sentenza del Tribunale per i minorenni di Torino ha sentenziato, non sta a me commentare l'operato della Magistratura, il perdono o se sono soddisfatto non entro nel giudizio morale, c'è Qualcuno più in alto che giudicherà.
Quali sono state le conseguenze per loro?Un ragazzo, divenuto appena maggiorenne, ha patteggiato col Tribunale di Novara a una condanna di 14 mesi per il reato di stalking, per gli altri cinque minorenni il Tribunale per i minorenni ha accordato la "messa alla prova" con varie durate a secondo l'imputazione
Come reagiscono i ragazzi nelle scuole che visita quando racconta la storia di Carolina?Nell'anno 2018/2019 ho incontrato più di 30.000 ragazzi dalla 5° elementare alle superiori, oltre ad insegnanti e genitori. Certamente il messaggio di Carolina è molto forte e l'attenzione dei ragazzi è massima. Ecco cosa ha scritto prima di suicidarsi:
"Ciao ragazzi, grazie per il vostro bullismo ragazzi, ottimo lavoro!!!volevo solo dare un ultimo saluto. Perché questo? Bhè il bullismo tutto qui?
le parole fanno più male delle botte cavolo se fanno male, ma io mi chiedo a voi non fanno male? siete così insensibili?
A voi cosa ne viene in tasca? oltre a farmi soffrire? Spero che adesso siate un po' più
sensibili sulle PAROLE"
Ascoltare una storia vera é per molti studenti un modo di riflettere profondamente sul loro modo di relazionarsi sul web. Comprendere come sia facile cadere o farsi trascinare in forme di aggressione psicologica verso gli altri senza pensare alle conseguenze. Molti ragazzi sono venuti a raccontarsi perché è fondamentale avere la forza di parlare quando si subisce un atto di bullismo in rete, troppo spesso loro non hanno adulti di riferimento
Secondo lei i bulli si sono pentiti di quello che hanno fatto?Come detto, non sta a me giudicare. Io non ho mai parlato con loro e occorrerebbe verificare i percorsi fatti e le relative conclusioni dei preposti al giudizio finale
Come si sono comportati gli amici di Carolina dopo che hanno appreso la notizia?C'è stata una sentita partecipazione di tanti amici che mi sono stati vicini mi hanno aiutato e a condividere il mio dolore. Alcuni hanno subito un trauma psicologico abbandonando la scuola non volendo accettare la perdita della loro amica più cara. Di contro, anche a fronte della tragedia, sul web non sono mancate offese e parole sconvenienti verso mia figlia.
Cosa suggerisce di fare per aiutare quei genitori che hanno dovuto vivere la sua stessa situazione, o che potrebbero subire la stessa perdita?Io ho perso una ragazza meravigliosa, ma la rivedo ogni giorno nelle storie che leggo sui giornali, tocca a noi adulti fare il primo passo, educare a un uso responsabile delle nuove tecnologie.
Occorre essere predisposti al dialogo, si parla troppo poco, tutti eccessivamente connessi, anche durante i pasti e questo non è certamente un buon esempio. I figli vanno spronati a parlare di tutto con i genitori, a raccontare ciò che succede, anche le cose spiacevoli. Ciò non significa giustificare ogni comportamento di un figlio, assolutamente no, limiti, regole, confini e ruoli, devono esserci sempre. Occorre far capire al figlio che in qualsiasi momento lui abbia bisogno, qualsiasi cosa gli capiti che non è in grado di gestire da solo, il genitore lo deve sapere perché è in grado di aiutarlo e di tutelarlo. È meglio essere informati su un qualcosa che fa anche soffrire, ma intervenire nella tutela del figlio.
Di cosa si occupa la fondazione Carolina?La missione della Fondazione Carolina Onlus, fondata da in nome di Carolina, è quella di sensibilizzare tutta la comunità educante e per realizzare un futuro in cui la rete sia un "luogo" sicuro per i bambini e gli adolescenti, riscoprendo il valore delle relazioni più autentiche anche sui social. Un percorso partecipativo, capace di coinvolgere tutti i soggetti con responsabilità educativa nelle attività di Prevenzione (formazione e sensibilizzazione), Ricerca (studio e monitoraggio dei nuovi fenomeni) e Supporto (team interdisciplinare per la gestione, anche in presenza, di casi gravi di bullismo e cyberbullismo). Per saperne di più vieni a trovarci su www.fondazionecarolina.org