Agli arresti domiciliari Sebastiano Sannittu, ex sindaco di Berchidda per turbativa d'asta
giovedì 13 luglio 2017
Bufera giudiziaria sulla Gallura per turbativa d'asta, minacce ed estorsione. Tre gli atrresti dei carabinieri su disposizione della procura.
OLBIA.Stamane, al termine di una complessa indagine svolta in stretto coordinamento con la Procura della Repubblica, i Carabinieri della Compagnia di Sassari hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di minaccia aggravata, detenzione abusiva di munizioni e materia esplodente, tentata estorsione e turbata libertà degli incanti.
Nel corso delle investigazioni, sarebbe infatti emerso che Antonio Stefano Casu, 53enne di Berchidda, Sebastiano Sannittu, 61enne di Berchidda ex vice presidente della Regione, ex vice sindaco di Berchidda ed ex commissario per i lavori della Sassari-Olbia e l'avvocato Luca Tamponi del Foro di Tempio Pausania, in concorso con ulteriori tre persone deferite in stato di libertà, dal dicembre 2016 e fino allo scorso aprile, avrebbero compiuto una vera e propria escalation di minacce e intimidazioni di vario genere nei confronti di un avvocato di Sassari, al fine di costringerlo a cedere un terreno agricolo acquistato dal medesimo nel corso di un'asta presso il Tribunale di Tempio Pausania nonché ad astenersi dal partecipare a un'ulteriore vendita giudiziaria in cui era stato bandito un altro lotto del medesimo appezzamento.
La vicenda sarebbe caratterizzata da una serie di intimidazioni prima anonime, poi indirette e, infine, espresse che hanno avuto inizio nel dicembre 2016, quando la vittima di tali atti aveva denunciato ai Carabinieri di aver ricevuto presso la propria abitazione due missive anonime contenenti, rispettivamente, una alcune cartucce cal. 9 parabellum, l'altra alcune cartucce cal. 12 e uno spezzone di miccia detonante.
I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di ricondurre gli atti intimidatori all'acquisto di un terreno, già appartenente ad Antonio Stefano Casu, che era stato oggetto di una procedura esecutiva a causa dei rilevanti debiti contratti da quest'ultimo con numerosi creditori. Gli ulteriori elementi raccolti avrebbero poi consentito di accertare che, dopo l'invio delle missive e avvalendosi di più intermediari, Casu ha effettuato costanti pressioni nei confronti della vittima, sia mediante comunicazioni telefoniche che attraverso l'invio di veri e propri emissari con il compito di intimorire l'interessato – con minacce più o meno velate – al fine di coartarne la volontà. In alcuni casi, infatti, sarebbe emerso che gli interlocutori avrebbero effettuato "inviti" diretti e decisi ad accettare le proposte di riacquisto sottocosto del terreno di Casu, sottolineando l'opportunità di aderire a tali offerte per non incorrere in guai seri e per non mettersi contro persone "non raccomandabili", mentre in altri sarebbero stati imposti autentici "divieti" di porre in essere azioni che potessero pregiudicare gli interessi economici di Casu. Gli illeciti espedienti avrebbero quasi sortito completamente il loro effetto, considerato che gli indagati sono riusciti a far desistere la vittima dal partecipare all'acquisto di ulteriori lotti di terreno banditi all'asta e avevano avviato una trattiva per "svendere" quello già acquistato. Il disegno criminoso, ipotizzato dalla procura, non è però completamente andato a buon fine grazie all'intervento dei Carabinieri che, monitorando da tempo tutte le azioni dei soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda, hanno interrotto gli affari considerati illeciti portati avanti dagli indagati.
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